tag:blogger.com,1999:blog-3618025260456770972024-03-14T00:37:32.894-07:00Il blog di Silvano BoccardiSilvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.comBlogger12125tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-85246127495729279212012-02-27T05:16:00.001-08:002012-02-27T05:16:22.841-08:00Proposta di semplificazione del glossario riabilitativo<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Nella prima
chiacchierata di questa rubrica, ho ceduto a una mia vecchia ossessione: ho
parlato male dell’eccessiva imprecisione e della spesso scorretta e acritica
utilizzazione del vocabolario della medicina riabilitativa, che provoca
sconcerto nei non addetti ai lavori e difficoltà topografiche nel reperimento
delle strutture dedicate.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">D’altra parte, ho sempre creduto che una critica fine a se stessa abbia
poco valore, e in molti casi sia disdicevole, se non è accompagnata da proposte
concrete di soluzione del problema.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Ho chiesto alla direzione del GSS che mi lasciasse avanzare qualche
proposta di semplificazione e di chiarificazione del glossario riabilitativo:
hanno risposto di sì. </span></div>
<div class="Testo">
<b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Fisiatria</span></b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> </span></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Etimologia</span></i></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Φ</span><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">ύ<span style="mso-bidi-font-weight: bold;">σiσ<b> </b></span>– natura</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Ιατρόσ – medico da
ιάσθαι - sanare</span></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Definizione dei vocabolari</span></i></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Disciplina medica
deputata al trattamento dell’apparato di locomozione e del sistema nervoso con
mezzi fisici [vedi fisioterapia (Devoto Oli)].</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">E’ sicuramente un
termine breve e comodo da utilizzare, purchè sia chiaro che è sinonimo di
medicina riabilitativa. Lo stesso vale per il termine <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">fisiatra</b>, medico specialista in medicina riabilitativa.</span></div>
<div class="Testo">
<b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Fisioterapia</span></b></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Etimologia</span></i></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Φύσισ– natura</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Θεραπέια– servizio, cura
da θέραπον - servo, scudiero (!!)</span></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Definizione dei vocabolari</span></i></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Ramo della medicina
riabilitativa che si avvale di mezzi fisici, dell’attività fisica e del
massaggio a fini terapeutici (Zingarelli) accompagnati da ginnastica e
massaggio (Devoto Oli).</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Non viene naturalmente
specificato cosa si intenda per ‘mezzi fisici’. L’unica interpretazione
‘storica’ possibile è l’esclusione dei mezzi chimici, di sintesi o naturali
(farmaci) e biologici (vaccini, sieri) che hanno fagocitato pian piano la
pratica medica nell’800 e nel primo novecento. </span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">E’ termine assolutamente
inadeguato a identificare l’attuale medicina riabilitativa, in quanto è
centrato sulla natura dei mezzi utilizzati e non sull’obiettivo per cui vengono
utilizzati. Può essere riservato a quel gruppo di terapie molto diffuse, anche
se solo in piccola parte validate, che si servono realmente della
somministrazione diretta nel corpo umano di energie fisiche, in prevalenza
elettriche (elettroterapia), elettromagnetiche (radar, marconi, laser),
meccaniche (ultrasuoni, onde d’urto) (<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">terapia
fisica strumentale).</b></span></div>
<div class="Testo">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Cinesiterapia</span></b></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Alla cinesiterapia deve
essere riservato il significato di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">terapia
del movimento con il movimento</i>, secondo una classica definizione di Georgi.
E’ pertanto uno degli strumenti, tra i più importanti, della rieducazione
motoria. Da proscrivere, ovviamente, l’uso di cinesiologia, o peggio
chinesiologia, come strumento terapeutico, e soprattutto dell’aborrito ma
troppo spesso usato FKT.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Resta il problema se sia
giusto inserire tra le terapie fisiche ‘strumentali’ la ionoforesi, la
sonoforesi e l’aerosol, dove di fisico c’è soltanto il mezzo di
somministrazione, non diversamente da quanto avviene per le iniezioni,
sottocutanee o endovenose. </span></div>
<div class="Testo">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Fisioterapista</span></b></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Etimologia (vedi Fisioterapia)</span></i></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Definizione dei vocabolari</span></i></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Tecnico che applica la
fisioterapia (Devoto Oli).</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Si presta ovviamente alle stesse critiche che valgono per Fisioterapia.
Resta il fatto che è il termine utilizzato in buona parte del mondo (non in
Francia, ad esempio), per l’egemonia in questo campo della versione anglossassone.
</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">E’ interessante l’evoluzione del termine in Italia: kinesiterapista, poi
(quando si è capito che il greco <i style="mso-bidi-font-style: normal;">κ</i> si
trasforma nel <i style="mso-bidi-font-style: normal;">c</i> dolce italiano, vedi
cinematografo, cinematica, e così via) cinesiterapista, poi fisioterapista, poi
terapista della riabilitazione: termine che si voleva comprendesse tutte le
varietà di operatori, comprendendo i terapisti occupazionali e i logoterapisti.
E’ durato più di venti anni, per ricadere ufficialmente nel termine <u>fisioterapista,</u>
tutto sommato il minore dei mali.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Quanto al <u>terapista occupazionale</u>, vorrei ribadire la mia antica
avversione per il termine, di diretta discendenza psichiatrica, quando
‘l’occupazione’, un’attività lavorativa o ludica, era utilizzata come terapia
per molti malati mentali rinchiusi nei manicomi o per far passare il tempo,
tessendo su un piccolo telaio delle sciarpette che non avrebbero mai indossato,
ai poveri bambini poliomielitici costretti in letto per mesi per una chirurgia
del rachide, come avveniva a Garches, nei dintorni di Parigi, negli anni
cinquanta. </span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Oggi il ‘terapista occupazionale’ (un aggettivo che secondo il Devoto
Oli, è ‘in relazione con la manodopera’) fa ben altro: si occupa della
rieducazione alla vita quotidiana, sa utilizzare e in parte costruire ortesi
amovibili, si occupa dell’adattamento dell’ambiente di vita. Non sarebbe il
caso di cambiare il nome alla terapia occupazionale? Apro l’asta per una
proposta linguisticamente accettabile (ergoterapia è ancora più riduttivo).</span></div>
<div class="Testo">
<b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Medicina fisica</span></b></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Etimologia</span></i></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Dal lat. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mederi</i>, medicare</span></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Definizione dei vocabolari </span></i></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Medicina</span></i><b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">:</span></b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> scienza che ha per
oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e prevenzione (Devoto Oli) ma
anche professione del medico e insieme dei rimedi. </span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Le stesse obiezioni che per <b>terapia fisica</b>, di cui è stata, negli
anni ‘40, l’evoluzione che rifletteva l’allargamento del campo di interesse
dalla semplice terapia alla diagnosi e alla valutazione, con mezzi propri.</span></div>
<div class="Testo">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Riabilitazione </span></b></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Etimologia</span></i></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Da lat. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">re-</i> restitutivo, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">habere</i>, possedere</span></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Definizione dei vocabolari</span></i></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Reintegrazione di una
persona, ritorno, restituzione a una normale attività, efficienza o altro
(Zingarelli); ma anche ripresa della funzionalità di un arto (BUR).</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Riferita al dominio
sanitario, branca della medicina che comprende tutte le manovre terapeutiche
che mirano alla prevenzione e alla riduzione degli esiti invalidanti delle
malattie, con il fine di migliorare la qualità della vita in relazione della
persona al suo ambiente, e si propone diagnosi, valutazione dell’handicap,
trattamento precoce, adeguato e correlato con i farmaci (Encyclopédie
MédicoChirurgicale, Elsevier).</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Riabilitare: conforme al
significato dell’inglese “to rehabilitate”, restituire un grado di efficienza e
di funzionalità (Devoto Oli).</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Seguendo le due
successive linee guida dell’OMS, può essere vista come un intervento globale
per prevenire o eliminare l’handicap (ICIDH), o per preservare o allargare
l’area della partecipazione (ICF). Può pertanto essere suddivisa, senza
limitazioni nette tra i due domini (la carrozzina rappresenta le gambe del
paraplegico o un mezzo di trasporto?) in <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">riabilitazione
medica </b>(lotta per prevenire, contenere o eliminare le disabilità), compito
delle strutture e degli operatori sanitari, e <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">riabilitazione sociale</b> (lotta per la prevenzione e l’abbattimento
delle barriere: è l’impatto delle disabilità con le barriere, frutto per lo più
dell’organizzazione sociale, a creare l’handicap), compito dell’intera
comunità. </span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Rimane purtroppo
irrisolto il problema, anche in termini operativi, del triplice significato del
termine riabilitazione nel ‘dominio sociosanitario’: l’obiettivo, il percorso,
gli strumenti, che nella medicina tradizionale vengono felicemente sostituiti
dai termini guarigione, cura, farmaci. Certamente non può essere una specialità
medica, e a mio parere non può essere neanche una ‘scienza’ dato che trae le
sue premesse da una lunga serie di nozioni ‘scientifiche’ di origine diversa,
mediche in senso lato, umanistiche, e perché no filosofiche. </span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Centrale nell’uso del
termine riabilitazione è comunque il fatto che si rivolge a una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">persona</i> nel suo insieme, compreso il
contesto personale e ambientale. Ancora una volta, si riabilita il sig. Rossi,
non l’emiparesi del sig. Rossi. Non può pertanto essere intesa come di
esclusiva spettanza medica, e non ammette, a mio parere, né prefissi né
aggettivi che qualifichino i settori patologici di applicazione: riabilitazione
neurologica (e tanto meno neuromotoria), ortopedica, cardiologica,
respiratoria, vescicale, anche per la frequenza con la quale il sig. Rossi
presenta contemporaneamente disabilità di origine neurologica, ortopedica,
cardiologica, respiratoria, vescicale e magari cognitiva.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Rimane anche il problema
dell’intervento su soggetti che non hanno, o non hanno ancora, acquisito, e
quindi non possono aver perduto, delle abilità: il bambino con malformazioni o
patologie perinatali. E’ stato proposto per qualche tempo il termine <i style="mso-bidi-font-style: normal;">abilitazione</i>, che però non ha avuto
fortuna. Dato che obiettivi, operatori e strumenti sono gli stessi, credo che
il termine riabilitazione possa essere senza difficoltà esteso alla prima
infanzia.</span></div>
<div class="Testo">
<b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Medicina fisica e
riabilitazione</span></b></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Nell’ultima definizione
(MR del marzo 2004), “Physical Medicine and Rehabilitation è una specialità
medica indipendente che è interessata in particolare alla promozione del
‘funzionamento’ fisico e cognitivo, delle attività (compresi i comportamenti),
della partecipazione (compresa la qualità della vita) e con la modificazione
dei fattori personali e ambientali. E’ pertanto responsabile della prevenzione,
della diagnosi, della cura e del trattamento riabilitativo di persone con
condizioni mediche disabilitanti e comorbidità in tutte le età. Gli specialisti
in MFR hanno un approccio olistico alle persone con condizioni acute e
croniche, tra la altre disordini muscoloscheletrici e neurologici, amputazioni,
disfunzione di organi pelvici, insufficienza cardiorespiratoria, e disabilità
dovute a dolore cronico e cancro. Gli specialisti in MFR lavorano in diverse
strutture dalle unità acute di cura a istituzioni comunitarie. Usano tecniche
di valutazione diagnostica specifiche e conducono trattamenti che includono
interventi farmacologici, fisici, tecnici, educativi e vocazionali. Per la
natura della loro formazione comprensiva sono nella posizione migliore per essere
responsabili delle attività delle équipes multiprofessionali per raggiungere
gli outcome migliori”. </span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Ovviamente è una
definizione complicata e piuttosto contorta, in contrasto con quanto avviene
per le discipline mediche specialistiche che sono definite semplicemente dalle
patologie che trattano (neurologia, cardiologia, otorinolaringoiatria) e anche
di quelle definite dall’età delle persone che prendono in cura (pediatria e
geriatria). Per il suo carattere ‘al disopra delle patologie speciali’ e perchè
definita dagli obiettivi, è più affine alla ‘medicina preventiva’.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Presa in sé, la
definizione ufficiale invece per molti versi si attaglia a buona parte delle
altre discipline mediche: un medico ‘non olistico’ non è un medico.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Restano le obiezioni
valide per il termine Medicina fisica, e un certo stridore all’incongruità di
riunire in un solo termine una disciplina con le sue premesse teoriche e le sue
applicazioni, comunque la si voglia intendere, e un processo globale che va al
di là degli aspetti medici. </span></div>
<div class="Testo">
<br /></div>
<div class="Testo">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Medicina riabilitativa</span></b></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">E’ l’insieme degli
operatori, degli strumenti e delle tecniche dedicate in modo particolare alla
riabilitazione medica, di cui è ‘il braccio operativo’. E’anche una disciplina,
con le sue basi teoriche, i suoi insegnamenti e le sue deduzioni operative.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Anche questo termine
indica ad un tempo gli obiettivi, il processo e i mezzi: causa non ultima di
confusione. Sidney Licht, un pioniere, incerto se intitolare uno dei suoi primi
libri <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Medical Rehabilitation </i>o<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> Rehabilitation Medicine, </i>tagliò la
testa al toro scegliendo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Medicine and
Rehabilitation.</i> A mio (e ovviamente non solo mio) parere è comunque il
termine più indicato anche per denominare i reparti e i servizi dedicati. </span></div>
<div class="Testo">
<b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Recupero </span></b></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Etimologia</span></i></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Lat re- </span></i><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">restitutivo<i style="mso-bidi-font-style: normal;">, capio </i>prendo<b>:</b></span><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">
ripresa di qualcosa che si è perso, in parte o tutto reinserimento nella vita
sociale per mezzo di un’opera di rieducazione (Devoto Oli). </span></div>
<div class="Testo">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Rieducazione</span></b></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Il termine rieducazione
può essere molto adatto, e in questo senso è ampiamente utilizzato dalla
letteratura francofona,<span style="mso-bidi-font-weight: bold;"> per quella
parte importante dell’intervento riabilitativo che consiste nel trattamento dei
segni e nella ricerca di compensi. In questo senso è molto più giustificato
dell’abusato riabilitazione.</span></span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">Credo si possa accettare una rieducazione neurologica, ortopedica,
vescicosfinterica nel senso di trattamento con metodiche di medicina
riabilitativa dei segni delle rispettive patologie. Mai, mi si conceda, una
riabilitazione neurologica, ortopedica, cardiologica e così via</span><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> per indicare quella parte della presa in
carico riabilitativa che si occupa appunto del recupero di funzioni alterate o
perdute. E’ a mio parere corretto anche parlare di una rieducazione motoria,
funzionale (da distinguere da una rieducazione analitica) e una rieducazione
intensiva.<span style="mso-bidi-font-weight: bold;"></span></span></div>
<div class="Testo">
<b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Riabilitazione
funzionale</span></b><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"></span></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Etimologia di </span></i><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">funzionale</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">lat <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fungi</i>, fungere</span></div>
<div class="Testo">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Definizione dei vocabolari</span></i></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Relativo alle funzioni,
che adempie alle funzioni per cui è stato costruito (Zingarelli).</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Non ha senso: non si può
immaginare una ‘riabilitazione’ che prescinda dal recupero delle funzioni.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Concludendo, ecco le mie
proposte</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Dare al termine <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">riabilitazione</b> il suo significato
allargato e comprensivo, definito dagli obiettivi dell’intervento.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Lasciare solo una
dignità ‘storica’ al termine <i style="mso-bidi-font-style: normal;">medicina
fisica e riabilitazione</i>, e utilizzare il termine <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">medicina riabilitativa</b> per indicare la disciplina, la specialità
medica, le strutture dedicate, gli strumenti che caratterizzano la presa in
carico riabilitativa di pazienti di tutte le patologie.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Utilizzare <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">rieducazione</b> (eventualmente
aggettivata) per il trattamento di danni e disabilità specifiche.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Conservare i termini <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">fisiatria, fisiatra, fisioterapista</b> per
la loro diffusione e semplicità di uso.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Non aggiungere prefissi
o aggettivi qualificativi al termine riabilitazione riferiti a singole
specialità mediche e eliminare termini come riabilitazione funzionale, recupero
funzionale.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Sarò molto grato a
quanti dei lettori mi faranno arrivare osservazioni e critiche al sito del GSS
(<i style="mso-bidi-font-style: normal;">info@gss.it</i>)<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>o a <i style="mso-bidi-font-style: normal;">www.szimbo@libero.it</i>.
Naturalmente, mi farebbe piacere che qualcuno fosse d’accordo. L’importante è
per me che si arrivi a una semplificazione e unificazione dei termini: è
possibile.</span></div>
<div class="Testo">
<span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;">E… fate presto, per
favore. </span></div>
<div class="Testo">
<br /></div>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-4394626979281042072012-02-27T01:09:00.001-08:002012-02-27T01:09:24.196-08:00What’s in a name? Shakespeare, Romeo and JulietFisiatria, fisiopatologia e riabilitazione cardiorespiratoria, fisioterapia, medicina fisica e riabilitativa, medicina fisica e riabilitazione, medicina riabilitativa, medicina riabilitativa e medicina manuale, neurologia riabilitativa, palestra, recupero e riabilitazione funzionale, recupero e rieducazione funzionale dei motulesi e dei neurolesi, recupero, rieducazione funzionale e fisioterapia, riabilitazione, riabilitazione e recupero funzionale, riabilitazione e rieducazione funzionale, riabilitazione e terapia fisica, riabilitazione e terapie palliative, riabilitazione funzionale, riabilitazione intensiva, riabilitazione ortopedica, riadattamento, rieducazione funzionale, rieducazione neuromotoria intensiva, terapia fisica, terapia fisica e riabilitazione, terapia fisica e rieducazione funzionale, terapia fisica e rieducazione motoria… Non sono le litanie della Santa Fisiatria: sono, in stretto ordine alfabetico, ventotto denominazioni differenti di servizi, reparti, centri ospedalieri nei quali lavoravano gli autori di altrettante comunicazioni presentate a un recente congresso della nostra società scientifica.<br /><br />A quanto pare la confusione è grande sotto il nostro piccolo cielo. In un ospedale che ho visitato di recente, il visitatore veniva indirizzato (o meglio deviato) da una serie di indicazioni diverse, ciascuna con la sua relativa freccia: fisioterapia, terapia, medicina riabilitativa, recupero e rieducazione funzionale, fisiochinesiterapia e infine palestra.<br /><br />Mentre il giovane amore di Giulietta le consentiva di amare Romeo indipendentemente da come si chiamasse, sono certo, per lunga esperienza, che la confusione terminologica non giovi a una migliore comprensione da parte del pubblico, ma anche e soprattutto dei medici e delle autorità accademiche, della nostra identità. Se cominciassimo a metterci d’accordo almeno sul significato da dare alla parola riabilitazione? Mi ha sorpreso piacevolmente, di recente, riscoprire il fatto che il termine ‘riabilitazione’ è stato introdotto nel ‘dominio sociosanitario’ nello stesso anno, il 1949, nel quale io, giovane assistente, entravo nell’Istituto di Terapia Fisica dell’Ospedale Maggiore a Milano, l’unico servizio autonomo esistente in Italia.<br /><br />Allora, quella che oggi chiamiamo medicina riabilitativa si chiamava appunto Terapia Fisica. Era una terapia di serie B, si basava su una serie di applicazioni di energie fisiche, calore, radiazioni elettromagnetiche, onde meccaniche, con qualche, non dimostrata, efficacia nei confronti di una patologia talmente ricca da apparire improbabile (e certamente lo era: ricordo un’indicazione della marconiterapia nell’adenoma dell’ipofisi!). Negli ultimi tempi si erano aggiunti a carico della Terapia Fisica il massaggio e soprattutto la terapia con il movimento, la cinesiterapia, che presto è stata interpretata come terapia del movimento, e infine come terapia del movimento con il movimento. E infine, con l’aggiunta di una serie di tecniche valutative specifiche per la diagnosi e per la prognosi, la terapia fisica era diventata ‘medicina fisica’. E tale era ancora agli inizi degli anni 50: ad esempio nel titolo della rivista leader nel mondo, la statunitense Archives of Physical Medicine.<br /><br />Ma a questo punto il passaggio successivo era obbligato. Le alterazioni del movimento rappresentavano e rappresentano ancora la maggior parte di una serie di esiti invalidanti di eventi morbosi acuti, con ripercussioni di diversa gravità su quella che poi si sarebbe chiamata ‘qualità della vita’ della persona colpita: in quegli anni del secondo dopoguerra, in particolare dalla poliomielite anteriore acuta e da lesioni midollari da eventi bellici.<br /><br />Al termine ‘medicina fisica’ è stata aggiunta la parola riabilitazione, creando un ibrido che personalmente non ho mai gradito, ma che si perpetua ancora, ad esempio nella denominazione della nostra società scientifica, la SIMFER Ma la riabilitazione è scienza, disciplina, obiettivo, processo, strumento? Parte della confusione, all’origine delle difficoltà che la medicina riabilitativa incontra nel trovare la sua identità nasce dal fatto che mentre nella medicina tradizionale l’obiettivo è la guarigione, il processo è la cura e lo strumento sono le medicine, in medicina riabilitativa l’obiettivo è la riabilitazione, il processo è la riabilitazione, lo strumento è la riabilitazione. La riabilitazione di Giovanni Rossi, emiplegico, si ottiene riabilitandolo con la riabilitazione… Vediamo se possiamo mettere un po’ d’ordine. Quando studiavo medicina, e ancora oggi nei nostri trattati, esiste un ‘modello medico’ per l’approccio al paziente: il ‘quadro clinico’, visita e esami complementari, suggerisce al medico una patologia, che implica un’eziologia, una causa contro la quale agiranno i nostri trattamenti. L’esito è la guarigione o la morte: due diverse soluzioni allo stesso problema.<br /><br />Alla riduzione continua del numero di pazienti che affluiscono agli ambulatori e agli ospedali con affezioni acute ha fatto riscontro il numero sempre crescente di pazienti che lamentano problemi, spesso generati da eventi acuti ma i cui effetti si prolungano nel tempo provocando difficoltà nella gestione della vita personale, familiare e sociale, in seguito all’aumento di incidenti del traffico, dello sport e del lavoro con un più alto numero di sopravvissuti, la sopravvivenza da malattie un tempo mortali, l’aumento drammatico della lunghezza della vita, con maggiori probabilità di incontrare eventi disabilitanti. Questo ha costretto l’OMS a istitutire un gruppo di lavoro, che alla fine degli anni 70 ha dato delle preziose indicazioni sul modo di affrontare questa situazione pubblicando l’ICIDH, la classificazione internazionale dei danni, delle disabilità e degli handicap, dove era disegnato l’iter che conduce dall’evento morboso all’handicap: dall’evento morboso nasce il danno, l’alterazione ‘del corpo’, che a sua volta genera disabilità, l’incapacità ‘della persona’ di svolgere attività che aveva acquisito (o che sarebbe stato in grado di acquisire). L’impatto tra la disabilità e gli ostacoli posti dall’ambiente architettonico, pisicologico ed economico genera l’handicap, che è la socializzazione della disabilità. Giovanni Rossi, affetto da accidente acuto da vasculopatia cerebrale, riporta una paralisi (danno) che gli impedisce di camminare (disabilità). Potrebbe ancora recarsi al bar a giocare a carte con gli amici se un ascensore troppo stretto, dei gradini in fondo alla scale, un marciapiede troppo alto non gli impedissero di recarvisi (handicap) in carrozzina.<br /><br />Con questa precisazione, la differenza tra disabilità e handicap è determinante: handicappato non è un sostantivo e neanche un aggettivo, è solo un participio passato.<br /><br />Obiettivo della riabilitazione è dunque prevenire o eliminare l’handicap. E quindi preservare o recuperare una migliore qualità della vita, secondo un’espressione di moda.<br /><br />Se l’handicap è il risultato dell’impatto tra disabilità e barriere, in gran parte legate all’organizzazione sociale, si può intervenire sull’uno o sulle altre. La lotta per la prevenzione, l’eliminazione o almeno il contenimento della disabilità è compito della riabilitazione ‘medica’, quella per la prevenzione o l’eliminazione delle barriere è compito della riabilitazione ‘sociale’.<br /><br />Medicina riabilitativa è il braccio armato della riabilitazione medica, un insieme di operatori, di tecniche, di strumenti dedicati.<br /><br />Ha naturalmente un suo corpus di premesse teoriche, per cui è, anche, una disciplina.<br /><br />Alla fine del secolo, il gruppo di lavoro ha fatto un altro passo, con l’elaborazione dell’ICF, l’International Classification of Functionment, rovesciando la medaglia, da negativo in positivo: si valutano le condizioni di salute, per ogni persona, valutandone struttura e funzione (l’alterazione è il danno), attività (la limitazione è la disabilità), la partecipazione (la limitazione è l’handicap). La classificazione vale per tutti: tutti abbiamo delle attività e un certo grado e tipo di partecipazione. Questo approccio supera la difficoltà di dover stabilire un limite netto tra normale e patologico. Il nuovo punto di vista riduce la differenza tra disabilità e handicap, enfatizzando il ruolo del contesto personale, e quello del contesto familiare,professionale, sociale.<br /><br />Fine della riabilitazione è pertanto l’ampliamento massimo della partecipazione.<br /><br />Conclusione: per una singola persona esiste una sola riabilitazione. Non si riabilita l’emiplegia di Giovanni Rossi, ma Giovanni Rossi, che oltre l’emiplegia può presentare i postumi di una frattura di femore, una broncopneumopatia, una cardiopatia, problemi vescicosfinterici, una situazione familiare disastrata… Pertanto il termine riabilitazione non ammette prefissi o suffissi e neppure aggettivi, se non tra virgolette.<br />Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-33296742832946602872012-01-14T08:10:00.000-08:002012-01-14T08:26:21.976-08:00IO LI HO CONOSCIUTI 2<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Cominciamo, noblesse oblige, con un presidente della Repubblica dei
primi anni 60, Antonio Segni, che sono stato chiamato a visitare a Roma perchè
era stato colpito da un ictus da trombosi cerebrale, con danni motori e gravi
problemi di linguaggio. Peccato, perchè mi sarebbe piaciuto chiedergli qualcosa
di mio zio, Fernando Tambroni ( chiamato in famiglia ‘il gerundio’), che era stato
coinvolto sotto la sua presidenza in un brutto affare, il caso SOLO e la prima
partecipazione della destra fascista al governo. E’ venuto a Milano, alla Casa
di Cura Sanatrix, una piccola clinica di poche camere nata per la nostalgia <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>per la riabilitazione di Felice Casari, che
era stato il primo,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>amato primario
dell’Istituto di Terapia Fisica di Niguarda dal 48 al 53, caratterizzata, oltre
che da un’ottima attività riabilitativa, dalla ancor migliore cucina curata
dalla moglie parmigiana del proprietario. Ricordo il presidente alto, sottile,
con il soprabito blu e la bella sciarpa di seta bianca, che si armonizzava bene
con i bei capelli argentei. Un gran signore.<o:p></o:p></span></span></b><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">E una lunga sfilata di politici milanesi di tutte le sponde ben noti
allora: Malvestiti, Masini, Marcora, Rivolta, Peruzzotti…la passione politica
si scaricava per lo più sulla muscolatura della colonna. <o:p></o:p></span></span></b></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Mio è padre era pianista, e in quegli anni difficili si dava da fare
per la rinascita di una vita musicale milanese, organizzando con la Camerata
Musicale preziosi concerti: per cui molti miei ricordi sono legati al mondo
della musica. Nell’immediato dopoguerra, la rivelazione del Nuovo Quartetto
Italiano. Quattro giovani, Borciani, Pegreffi, Farulli e Rossi, che di lì a
poco dovevano incantare il mondo. Quattro folletti, come li ha battezzati
Giulio Confalonieri, principe dei critici musicali e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>grande giocatore di scopone scientifico al
bar Giamaica, a Brera. Ricordo un’ affannata corsa in taxi per recuperare un
archetto del violoncello a Rossi: il suo si era rotto al’ultimo minuto. E in
serata un commovente <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>quartetto di
Debussy nell’ospitale ma gelida casa di Giulia Maria Crespi in via Borgonuovo.
I termosifoni in quel primo dopoguerra non<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>funzionavano: <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>gli invitati erano
pregati di portare un ciocco di legno per il camino.</span> <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Poi, e prima di <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>tutti, Maria
Callas, la voce di soprano più emozionante di tutti i tempi al servizio di una
musicalità ineguagliabile, in quei tempi regina del teatro alla Scala. Era alle
prese con un peso corporeo che giudicava eccessivo e che avrebbe, come si sa,
combattuto con successo senza perdere, come tutti temevamo, l’incanto della sua
voce. Veniva all’Istituto con il suo cagnolino, e ci intratteneva con tante e
non sempre generose storie<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sul suo
mondo, e soprattutto sui suoi colleghi. E in particolare su Renata Tebaldi, ottima
soprano e sua principale rivale.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Unito nel ricordo a Maria Callas,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Leonard Bernstein che l’ha diretta in una trionfale Medea di Cherubini, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la sua originalità interpretativa, la sua
simpatia: una volta si è presentato a una prova scaligera vestito da gondoliere
veneziano. Ricordo anche le sue bretelle color viola, che sfidavano il
malocchio, e naturalmente il suo mal di schiena.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Il mio mestiere mi ha portato in casa Abbado, una casa dove si
respirava musica. Sono stato accolto con grande signorilità da<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Michelangelo, ottimo violinista e padre di
Marcello, poi direttore del Conservatorio di musica di Milano dove mio padre ha
insegnato nel primo dopoguerra, e di Claudio, al quale debbo tanti
indimenticabili momenti di grande musica e, recentemente, il sogno di vedere
scambiata la sua giusta mercede con<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>95.000 alberi da piantare<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a
Milano: davvero un sogno, temo, dati i tempi bui, ma non per questo meno
affascinante. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In quell’occasione mi ha
fatto dono di una sua<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>recente edizione
della Cenerentola<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Rossini.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Nel campo dello spettacolo<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Milano era al centro della scena. Erano gli anni della rivelazione del
piccolo Teatro, di Strehler e di Grassi, ma anche dei molti teatri<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che non ci sono più. Ricordo la prima di ‘Questi
Fantasmi’ di Eduardo al Mediolanum. Ero vicino di posto di un entusiasta Ruggero
Ruggeri. E Anna Magnani, allora soubrette di Totò, con la quale ho
attraversato, di notte, una piazza del Duomo deserta.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Sono state clienti dell’Istituto di Terapia Fisica di Niguarda, per dei
danni muscoloscheletrici, tre belle e brave attrici: Agostina Belli, Giulia
Lazzarini, Lucilla Morlacchi. <span style="text-transform: uppercase;">e</span>ra
divertente <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ascoltare da loro i retroscena
di un mondo che mi ha sempre incantato. <o:p></o:p></span></span></b></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">E ho conosciuto professionalmente Paolo Stoppa, che si lamentava con la
sua voce inconfondibile di un bruscolo nell’occhio. L’ho visto, in una bella
vestaglia nella sua camera all’Hotel de Milan e, senza grande merito, guarito. E
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>negli anni seguenti Marcello Moretti e poi
Ferruccio Soleri, ineguagliabili ambasciatori di italianità nel mondo con il
loro Arlecchino servitore di due padroni. Mi piacerebbe poter pensare di avere
una piccola parte di merito nella prodigiosa giovinezza di Ferruccio, che
continua a recitare splendidamente una parte fisicamente molto ardua,
nonostante i dolori alla schiena di cui mi ero occupato anche io. Gli attori
sono fragili, e io ero chiamato a confortarli.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Dario Fo e Franca Rame li ricordo nella loro casa di piazzale Baracca,
con i quadri di Dario alle pareti e i compagni più meno ammaccati di Soccorso
Rosso su materassi stesi per terra: il Nobel era ancora lontano. E dopo, la
vergognosa aggressione a Franca vissuta con grande forza e dignità, in un lungo
faticoso recupero.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">In un campo molto diverso, non posso dimenticare Giulio Natta, premio
Nobel per la chimica nel 1963 per i suoi studi sui polimeri. Era affetto da una
forma grave di morbo di Parkinson a inizio omolaterale controllato abbastanza
bene da in intervento stereotassico, in gran voga in quegli anni. Il danno si è
esteso all’altro lato, e un nuovo intervento non solo non ha migliorato la
situazione, ma ha determinato un crollo grave di tutte le facoltà cognitive.
Succedeva, dopo interventi bilaterali. Era terribile vedere una delle migliori
intelligenze della prima metà del ‘900 ridotto a non farsi capire neanche dalle
persone a lui più vicine.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Poi, i<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>nomi della grande borghesia
milanese, non facilmente distinguibile dalla aristocrazia: ne ricordo
soprattutto le belle case e i bellissimi quadri.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">La duchessa Gallarati Scotti. La sua camera da letto nel mio ricordo è
enorme, con un letto enorme, nel<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>quale
la minuta duchessa mi riceveva, parlando nella sua splendida ‘lingua’ milanese.
E aveva un fondo oro senese alle spalle.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Casa Belgioioso:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>il principe mi
intratteneva con il suo abito di campagna, naturalmente elegantissimo, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sull’andamento dei raccolti di quell’anno.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Grandi case e splendidi quadri: le scale di palazzo Bagatti Valsecchi
impreziosite dai generali di Enrico Baj, che ammiravo mentre il padrone di casa
mi parlava dei suoi dolori, tanto per cambiare alla schiena.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">I Galtrucco di via Annunziata: ero entrato a casa loro perché la
deliziosa piccola Giovanna era stata colpita dalla polio. Ce la siamo cavata
bene, e Giovanna <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>è rimasta una delle mie
migliori amiche. Approfittavo della intelligenza e della forza di carattere di
mamma Galtrucco, per avere conoscenza diretta di tutte le proposte spesso
strambe e ancor più spesso truffaldine che circolavano sul trattamento dei postumi
di polio: mamma Galtrucco andava a verificare dal vivo e mi riferiva. E io
avevo notizie dirette sull’inconsistenza della proposta, e potevo parlarne male
e dissuadere con le prove i genitori degli altri piccoli sempre in attesa del
miracolo. Mi ricordo quando ha portato Giovanna dal mago di Napoli, allora<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>celeberrimo, portando con sé il lenzuolo
pulito sul quale Giovanna doveva essere trattata…<o:p></o:p></span></span></b></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">E giacchè siamo in via Annunziata, Alberto Pirelli, allora senza dubbio
il più importante industriale di Milano. Della sua abitazione mi sono rimasti
impressi il silenzio sepolcrale e i grandi vasi cinesi.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Il clan dei Falck: ricordi belli, come la disponibilità di mamma
Cecilia e le grazie di Orietta. Erano tempi strani: molte giovanette della
Milano bene avevano una scoliosi. Altri buffi. Alla morte del capofamiglia, la famiglia
aveva regalato al Centro pilota di don Gnocchi due splendide palestre.
All’ingresso c’era una testa in bronzo del benefattore. Erano i tempi della contestazione:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>i giovani poliomielitici in carrozzina
gareggiavano a chi faceva fare alla testa, che poggiava non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>fissata su un perno, il maggior numero di
giri colpendo il naso con una pallina di carta. E dopo l’omelia di monsignor
Pisoni, presidente della Fondazione, che aveva invitato a dimostrare
gratitudine ai benefattori, nell’intervento con<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>chitarra (allora era di moda) il più audace dei ragazzi usciva, a nome
anche degli altri, in un : ‘Signore, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>tieni
lontano da noi tutti i benefattori’. E non aveva torto: ribadiva che tutto
quanto serviva per una vera riabilitazione era un diritto del giovane disabile
e doveva essere a carico della comunità, e quindi dello Stato. Non ho mai
assistito a un ‘Ite missa est’ eseguito con maggiore celerità.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Per restare nello stesso ambiente, ricordo una<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>cena del Rotary a Monza, dove tra l’altro si
era mangiato, come spesso accadeva, malissimo. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Avevo dovuto chiedere, controvoglia, ai
facoltosi convitati un contributo per i bambini distrofici muscolari. Si
cominciava allora ad occuparsene: non godevano della legislazione favorevole che
interessava poliomielitici e spastici. Un autorevole membro affermava la scarsa
importanza sociale del problema, i distrofici non potevano essere più di
qualche centinaio. Lasciava qualche migliaio di vecchie lire, e si avviava all’uscita:
inciampava sulla soglia e si faceva male. E’ tornato indietro a versare un
altro po’ di denaro. L’ho sempre ricordato come un segno dell’esistenza di una
superiore giustizia.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Era anche il tempo della guerra del Vietnam. Terre des Hommes, l’agenzia
svizzera che si occupava dell’assistenza ai giovani vietnamiti del Sud travolti
dall’ingiusta guerra: inviava al nostro centro, scelto tra i centri di tutto il
mondo, i bambini affetti da lesioni motorie, in prevalenza poliomielitici. C’era
qualche cerebropatico e un<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>paio di malformati
congeniti. E’ stata un’esperienza entusiasmante. Anche i bambini di due-tre
anni avevano un<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>comportamento di una
serietà e di una educazione incredibili. Alla festa del Tet, quando l’ambasciatore
di Saigon a<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Roma veniva a festeggiare<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>l’inizio dell’anno con i bambini, un
delizioso pranzo vietnamita (abbiamo saputo dopo, a Parigi, che la cucina
vietnamita è una<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>delle migliori al mondo)
veniva consumato tutti insieme, in un’atmosfera quasi religiosa. E tutti i giornalini
comunisti cinesi e nordvietnamiti che arrivavano con gli studenti universitari
che accompagnavano i bambini sparivano misteriosamente dalle camerate: <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ho
mai saputo dove finissero. Ho capito invece perchè i nordamericani non l’avrebbero
mai spuntata in Vietnam quando ho visto Van Guyen, un<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>cosino di meno di dieci chili, nato prematuro
e poi poliomielitico, non in grado di camminare, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>aspettare Joseph, un bambinone camerunense con<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>spalle da campione dei mediomassimi che
pesava quattro volte lui, sulla porta della camerata con un bicchiere pieno
d’acqua in mano. Sapeva che Joseph indossava due tutori i cui montanti in ferro
sporgevano dal tacco della scarpa<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>consumato
dall’uso intenso. Mi ha detto: ‘sta a vedere, io butto l’acqua per terra,
Joseph scivola e cade e io gli salto sopra’. E così’ è stato.</span> <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Cambria;"><span style="font-size: x-small;">Ed erano anche gli anni della orrenda vicenda del Talidomide, il
sedativo diffuso tra le donne in attesa di un figlio, che ha provocato un
numero impressionante di <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>malformazioni
dei feti. Ne avevamo diversi al don Gnocchi: un’altra lezione sulle<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>capacità di difesa dell’uomo anche in
situazioni disperate. Ricordo una bambina africana di uno o due anni: amelica
bilaterale completa, mancava anche delle scapole, le sue<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>piccole spalle rotonde ricoperte di seta
nera. E <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Rosangela, una bambina deliziosa
di nove anni. Anche lei era amelica bilaterale,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>mancava completamente dei due arti superiori, scapole comprese. Aveva imparato
a fare tutto con le dita dei piedi, portava i cibi alla<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>bocca, cuciva, scriveva. L’avevamo dotata di
una protesi meccanica in uso negli anni del dopoguerra: la sistemazione di due
‘dita cinesi’, ditali di paglia intrecciata che si gonfiavano, e quindi si
accorciavano, quando veniva introdotto un gas; erano inserite su dei tiranti
che muovevano <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le dita meccaniche della
protesi, ottenendone la flessione e quindi la presa. Rosangela<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ne otteneva il riempimento e lo svuotamento schiacciando
una valvoletta che comandava con il mento. Una delle sensazioni più tristi della
mia vita, che pure non mi ha certamente risparmiato sensazioni dolorose,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la ho avvertita quando ho visto Rosangela <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in piedi davanti alla lavagna: <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>stava scrivendo con un gesso quando l’anidride
carbonica contenuta nella bomboletta si è esaurita. Le dita<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si sono di colpo aperte, il polso è ruotato
in supinazione. La mano artificiale è sembrata una mano vera, morta. Rosangela
è scoppiata a piangere.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Cambria","serif"; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-size: x-small;">Mi
rendo conto di non aver forse fatto una cosa corretta a inserire nei miei ricordi
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>i <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>nomi dei loro protagonisti, in tempi di ossessione
per le intercettazioni telefoniche e di esasperazione della privacy ( a proposito,
privasi o praivasi?). Ma<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>avevo molta voglia
di rispolverare i miei ricordi,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>oltre al
fatto che delle persone nominate potevo solo parlare bene e che la maggior parte
di loro non c’è<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>più. E a me non rimane
che attendere serenamente che il mio<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> testis
dexter </i>diventi <i style="mso-bidi-font-style: normal;">rigidus et convulsus</i>,
sintomo che nostro padre Ippocrate (Aforismi,93) considerava letale.</span></span></b>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-57459744933443206592012-01-14T08:07:00.000-08:002012-01-14T08:27:49.480-08:00IO LI HO CONOSCIUTI 1<span style="font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 8pt; line-height: 115%;"><strong><span style="font-size: small;">Silvano Boccardi<o:p></o:p></span></strong></span><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Siamo
rimasti in pochi ad avere vissuto la seconda guerra mondiale e gli anni
tumultuosi che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sono seguiti: le
polemiche dell’ultimo 25 aprile ne sono state un’avvilente prova.<o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Io
sono uno di quelli. E ho voglia di ricordare<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>alcune delle persone per l’uno o l’altro motivo eccezionali che ho
potuto conoscere in quegli anni. Giovane medico, mi sono laureato nel 1947, ho
avuto la grande fortuna di essere indotto ad un mestiere allora pressochè
ignoto in Italia: quello che solo molti anni dopo si sarebbe chiamato
‘fisiatria’. Mi sono così giovato del vantaggio di chi non ha ‘ concorrenti’, o
ne ha comunque pochi. Così, se una persona notevole aveva qualche problema
motorio (si trattava per lo più delle conseguenze di un ictus) mi chiamavano a
vederlo e a curarlo. Ho imparato solo dopo che in realtà non si trattava
proprio di curarlo, secondo i dettami della scienza medica allora ancora
piuttosto arretrata, ma di aiutarlo a cavarsela nella vita : adesso diciamo ‘aiutarlo
a riabilitarsi’.<o:p></o:p></span></span></span><br />
<br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Vorrei
cominciare da quelli da cui ho imparato molto e forse tutto, e che hanno
condizionato la mia visione della riabilitazione, visione nota ai lettori che
hanno avuto la bontà di leggere le rubriche che l’amicizia del GSS mi ha
consentito di pubblicare in<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>questi anni.<o:p></o:p></span></span></span><br />
<br /><span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
prima, Adelaide Colli Grisoni, donna<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>eccezionale, a cui dobbiamo la prima lucida esposizione dell’intervento
riabilitativo nei bambini con paralisi cerebrale infantile, e in qualche modo
l’affermazione di una neuropsichiatria infantile (mi sono a volte dovuto
chiedere se<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>infantile è la
neuropsichiatria o il neuropsichiatra) libera dal giogo di un’eccessiva
medicalizzazione.<o:p></o:p></span></span></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /><span style="font-size: x-small;"></span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ricordo
qui due lapidarie affermazioni tratte dall’introduzione a ‘L’assistenza
educativa al bambino con pci nella prima infanzia’ pubblicato da Cappelli nel
1968: ‘l’opera di recupero nei primi anni è diretta dal Medico e svolta dalla
madre’ e ‘niente ginnastica, niente metodo X, niente terapista a casa che fa la
seduta’. Interessante tra l’altro che la m di ‘medico’ sia maiuscola e quella
di ‘madre’ minuscola: forse un tentativo di farsi perdonare da una categoria la
cui egemonia, nel campo dell’assistenza al bambino<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>con pci, veniva così lucidamente messa in crisi.<o:p></o:p></span></span></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /><span style="font-size: x-small;"></span></span><br />
<span style="font-size: 10pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">E’<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>stato un vero colpo di fulmine. In margine al
primo congresso della Società Italiana di Ginnastica Medica, nel 1952, in una
bella mattina di primavera in gondola, sulla laguna di Venezia, chiacchieravo
con Adelaide Colli Grisoni, reduce da un viaggio di ricerca su<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>quanto e come <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si faceva nei paesi più evoluti in fatto di
assistenza ai bambini con pci. In Italia, un paio di anni dopo doveva essere
promulgata la prima legge sull’assistenza agli spastici<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(è brutto, ma allora erano chiamati così). E
in Italia mancavano strutture e soprattutto medici e terapisti preparati. La
Colli (come la chiamavamo) mi chiedeva di aiutarla a realizzare una scuola per
terapisti. Mi sembrava un sogno, ma solo un anno dopo presso l’Ospedale Ca’
Granda di Milano partiva il primo corso ufficiale per fisioterapisti istituito
dall’ACIS: non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>c’era un<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ministero dalla Sanità. La ricordo alta,
sottile, di una eleganza sobria, non amava indossare gioielli: ricordo le<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>difficoltà incontrate quando abbiamo deciso
di dimostrarle con un dono il nostro affetto. Era difficile resistere alla
Colli, anche quando chiedeva energicamente alle mamme di occuparsi a tempo
pieno ma ‘come una mamma’ e non come una terapista del loro bambino ‘spastico’,
e di non trascurare gli altri figli: e anzi le incitava ad avere un secondo
bambino quando il primo era spastico.<o:p></o:p></span></span><br />
<br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E Alfredo Grossoni: il miglior neurologo che
abbia conosciuto. Non era<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>specialista e
tantomeno ‘’professore”. Ma aveva<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un
impegno<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>nell’approccio al paziente che
ho riscontrato raramente: mi ha insegnato che una visita neurologica seria non
può durare meno di un’ora. E<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un fiuto
clinico incredibile: ho assistito alla discussione di un caso con un altro
bravo neurologo del tempo, Alessi, su un caso interessante. Alessi gli
richiamava la pag. 231 in alto a destra di un poco noto trattato tedesco, che
conosceva a memoria e che suggeriva una diagnosi. E Alfredo gli ricordava a sua
volta, grattandosi il naso affilato con una mossa che gli era abituale quando
era perplesso, il caso di ‘quell’avvocato che abitava in<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>via Carducci, che aveva una cravatta a
pallini e una cameriera che preparava un ottimo caffè’ per il quale avevano
fatto insieme un’altra diagnosi che si era dimostrata giusta. E naturalmente
aveva ragione lui. Aveva introdotto in Italia la pneumoencefalografia. Fasiani,
il primo neurochirurgo italiano di fama, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>chiedeva a lui di segnare sulla cute del
cranio del paziente il punto dove<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>avrebbe dovuto aprire.<o:p></o:p></span></span></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /><span style="font-size: x-small;"></span></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Aveva
fatto la resistenza. Comunista fino alla tragedia dell’Ungheria quando ha avuto
il coraggio di dichiarare in sezione il suo dissenso: allora ce ne voleva. Ma
soprattutto gli volevamo bene per la sua disponibilità e generosità. Mi ha
insegnato lui a non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>farmi pagare le
visite. Magrissimo, mi ricordo un caldo giorno di estate, a mezzogiorno, seduti
su una<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>panca del grande atrio centrale
della Ca’ Granda. Mi mostrava commosso il panino con prosciutto che gli era
stato offerto dalla moglie di un paziente del contado, dicendogli: ‘Poverino,
mangi, è così magro’.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Aveva una Citroën due cavalli, con una sedia al posto
del sedile di guida, e si meravigliava che non avesse mai bisogno di rabbocchi
di acqua e olio, ma neanche di rifornimenti di benzina. Gli amici facevano a
turno per riempirgli di notte il serbatoio.</span><span class="msoIns"><ins cite="mailto:Silvano" datetime="2010-05-03T11:28"></ins></span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span class="msoIns"><ins cite="mailto:Silvano" datetime="2010-05-03T11:28"></ins></span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Silvano
Mastragostino, ortopedico rizzoliano di grande valore: per questo, e per il
carattere schietto di romagnolo, non è mai salito in cattedra. Si chiamava
Silvano perchè era nato un anno dopo di me e le nostre mamme erano molto
amiche. Era primario al Gaslini e si era fatto una grande esperienza di
interventi in età evolutiva: allungamenti di arti, correzioni di scoliosi,
trasposizioni tendinee. Era quindi destino che ci riincontrassimo. Silvano
andava tutti gli anni in Kenya, al centro di riabilitazione di Ol’ Kalou, dove
era atteso come un messia. Provvedeva a tutto lui: i viaggi dei suoi
accompagnatori,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>suoi collaboratori<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ma anche altri specialisti,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e tecnici ortopedici. Per tre anni (86-88) ha
portato anche me. Ma anche materiale per gli interventi e le ingessature,
farmaci. E soldi. Aveva impiantato a Ol’ Kalou, con l’aiuto di una ditta di
Genova, una piccola officina ortopedica perfettamente funzionante: produceva
ortesi, scarpe, corsetti, anche ottime protesi. Erano molto belle e
produttive<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le sedute dell’intera équipe
che decidevano gli interventi: più di un centinaio ogni anno. Le conclusioni
erano all’insegna, a me graditissima, del ‘togliere’ tutto quanto non fosse
essenziale. L’esperienza africana aveva insegnato a Silvano, e poi a tutti noi,
come obiettivo dell’intervento, chirurgico e riabilitativo, dovesse essere il
recupero della funzione, anche se questo implicava la rinuncia alla
soddisfazione dell’operatore per interventi complessi e difficili.
Un’osteotomia sopracondiloidea (tra<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>l’altro piuttosto semplice sulle ossa sottili del bambino poliomielitico:
spesso<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>bastava un’osteoclasia) era di
gran lunga preferibile a un intervento di trasposizione<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>del bicipite pro quadricipite, che dava
problemi anche in fase di rieducazione e di solito era scarsamente efficace:
tranne nel cammino, dove a volte il bicipite trasposto, stirato in fase di
appoggio, si contrae in quanto flessore mentre agisce come estensore. La stessa
regola valeva per le ortesi: a che pro dare al bambino delle scarpe ortopediche
fabbricate con le correzioni perfette al momento, se poi doveva indossarle
nella boscaglia o nella savana e non aveva possibilità di ripararle o di
sostituirle per un anno? Lezione che ha influenzato il mio modo di pormi
nell’attività quotidiana. E’ giusto sottoporre un emiplegico, che statisticamente può aspettarsi in media
due anni di sopravvivenza, a lunghi fastidiosi periodi di rieducazione e
addirittura a restare in letto fino a sei mesi, come preconizzato da varie
parti, fino a che non abbia recuperato le sinergie corrette prive di
sincinesie? E intanto ha<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dissipato un
quarto della sua aspettativa di vita. Poi Silvano e i suoi collaboratori
operavano. I risultati funzionali erano davvero spettacolari e le complicanze
rarissime. In un anno, su 120 interventi, un solo caso di infezione nonostante
le difficoltà ambientali: ho visto il famoso chirurgo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>lavarsi prima di un intervento le mani in un
catino smaltato mentre la fanciulletta nera gli versava l’acqua da una
brocca.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Grande lezione di efficienza e
anche di umiltà: quello che conta alla fine dei conti è se e di quanto abbiamo
migliorato la<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>vita e le ‘possibilità di
partecipazione’ del paziente.<o:p></o:p></span></span><br />
<br />
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Piergiorgio Mazzola, grande esperienza di informatica
che lo ha aiutato nella sua preziosa opera di divulgazione a favore dei
disabili. Tetraplegico C6-C7 per aver ruotato bruscamente il capo mentre era
alla guida della sua auto perché la figlioletta di pochi anni piangeva sul
sedile posteriore: drammatica dimostrazione della persistenza dei riflessi
tonici del collo in età adulta, in particolari condizioni. Appena in grado di
muoversi su una carrozzina, dapprima manuale poi elettrica, ha messo la sua
intelligenza e la sua disponibilità al servizio dei suoi compagni di sfortuna.
Sono stato con lui fin dal principio: abbiamo condiviso per un certo tempo il
mio tavolo di lavoro al centro pilota della Fondazione don Gnocchi. Gli
incontri con lui e i suoi amici e compagni erano molto fruttiferi. E’ nata in
quel gruppo la sostituzione, anche nei documenti ufficiali della regione
Lombardia, dei negativi termini in uso fino allora, anche<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a designare le associazioni:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>invalidi, incapaci, minorati. con il
termine<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>‘disabili’. Tutto sommato molto
meglio anche dei termini.. pietosamente pietosi che usano adesso: anche Usain
Bolt è ‘diversamente abile’. E poi, l’anziano ’fragile’ come una statuetta di
Sèvres o di Meissen!<o:p></o:p></span></span><br />
<br />
<span style="font-size: 10pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sono nati così, per merito di Piergiorgio, la
pubblicazione ‘Informazione e Riabilitazione’<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>e il Centro Studi e Consulenza Invalidi, al centro pilota, per<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>elargire informazioni e consigli preziosi a
centinaia di disabili<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>tutta Italia, che
avrebbe visto il suo coronamento nell’istituzione da parte della Fondazione del
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">SIVA (</i>Servizio Informazione e
Valutazione Ausili), che sotto la direzione di Renzo Andrich presto sarebbe
diventato leader del<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>settore, e non solo
in Europa.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E il DAT, la nuova
struttura del Centro di cui la Fondazione può andare orgogliosa, dove si può
conoscere e toccare con<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mano quanto i
progressi della tecnologia e l’esperienza dei disabili mettono a punto per
migliorare la loro autonomia, non è che l’ingrandimento di quanto Piergiorgio ,
con l’aiuto prezioso della sua formidabile moglie, aveva raccolto nella sua
casa milanese, mettendolo a disposizione di chi volesse conoscerlo e provarlo.
Piergiorgio non si dava da fare solo per i singoli disabili. Suoi sono
interventi a volte determinanti sulla agibilità delle strutture
architettoniche. Ricordo, per avervi partecipato, la durissima lotta per
ottenere la costruzione di rampe sui lati della scalinata del Duomo, dove non
si poteva entrare in carrozzina. Impresa eroica, si trattava di mettere
d’accordo la Fabbrica del Duomo, la Diocesi, il Comune e i suoi assessorati, la
Sovrintendenza ai monumenti, la Vigilanza Urbana: adesso le rampe, anche se non
molto comode, ci sono, ed è possibile andare dall’interno del Duomo a Piazza
della Scala in carrozzina. Lì poi, con il traffico che c’è...<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Altre battaglie per la concessione dei
permessi di guida ai disabili: Piergiorgio era fiero perché<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>riusciva a ingannare i componenti le
commissioni per la concessione delle patenti sul livello della sua lesione
agitando le mani inguantate<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a riprova
della loro efficienza: guidava benissimo la sua automobile modificata. E<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la sua partecipazione alla lotta condotta in
Italia, con ottimi risultati, per la introduzione dei bambini disabili nella
scuola normale. Aveva due splendide bambine, una è stata mia allieva. Anche
Piergiorgio ci ha lasciato: che, come ci ha insegnato a dire Gianni Brera, la
terra gli sia lieve.<o:p></o:p></span></span><br />
<br />
<span style="font-size: 10pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">E
naturalmente don Carlo Gnocchi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ho
potuto stare insieme a lui poche volte, nei primi anni 50, ma sono stato
conquistato subito dal suo magnetismo. Mi ha chiarito<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>molte delle idee incerte che coltivavo da
qualche tempo, soprattutto che non fosse sufficiente dare ad un bambino
poliomielitico la possibilità di camminare ancora, e neanche<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>insegnargli un mestiere.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Bisognava trovargli un lavoro, anche se
questo lo allontanava per molti anni dalla sua famiglia. Oggi, se Dio vuole, da
noi non è più necessario, ma ho ritrovato la stessa esigenza quando sono stato
in Kenya.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mi ricordo un pomeriggio di
autunno, a Roma in occasione di un<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>congresso sulla poliomielite. Eravamo a palazzo Barberini, su un divano
nero di pelle, e don Carlo mi spiegava come faceva a trovare aiuto economico
dalle persone che potevano darglielo. E mi ha fatto vedere un libretto nero con
l’elastico, dove annotava le speculazioni fatte in borsa dall’interlocutore,
che alla sua vista tirava subito fuori il libretto degli assegni. E’ strano
come si presentino i ricordi: quasi sessanta anni dopo, ho ancora vivi nella
memoria<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la penombra della sala, il nero
del divano,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>il nero della tonaca, il
nero del libretto, l’azzurro degli occhi di<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>don Carlo. Don Carlo Gnocchi era un grande santo lombardo.<o:p></o:p></span></span><br />
<br />
<span style="font-size: 10pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">In
questa rubrica, ho ricordato alcuni di quelli con i quali<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ho condiviso passioni e idee. Ma nei primi
due decenni dopo la guerra, Milano era davvero ribollente di idee, iniziative e
personaggi: era il tempo della ripresa – forse val la pena<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di ricordare che Milano era stata distrutta
al 60°% dalle bombe alleate- e poi del boom economico. Emblematico il ritorno
di Toscanini alla Scala. Ho avuto la fortuna di assistere ad una delle ultime
prove, nascosto tra le poltrone della sala. Toscanini non ammetteva intrusi, e
le sue reazioni erano molto vivaci.<o:p></o:p></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 115%;">Così,
anche io ho avuto l’occasione di conoscere<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>tanti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>personaggi a vario titolo
importanti, che mi fa piacere ricordare. Lo farò nella prossima rubrica, se la
bontà degli editori e la pazienza dei lettori me lo consentiranno.</span>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-83365605400087984032012-01-06T00:34:00.001-08:002012-01-10T01:06:56.859-08:00ET DE HOC SATIS<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="font-family: Calibri;">ET DE HOC SATIS</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="font-family: Calibri;">Silvano Boccardi</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Prima<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di tutto, due parole sui precedenti. Qualcuno
dei miei venticinque<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>lettori ricorderà
una mia nota pubblicata su un bollettino del GSS del 2006 <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che ribadiva la necessità di riflettere prima
di accettare <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>proposte di metodiche rieducative
quanto meno discutibili,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e in particolare
prive di attendibili<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>prove
dell’efficacia dei loro risultati.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In
mancanza di queste ritenevo, e ritengo, necessario ricercare nei lavori originali
le prove dell’attendibilità delle proposte. Su richiesta dei frequentatori
abituali delle nostre riunioni di aggiornamento presso la Fondazione Don
Gnocchi a Milano prendevo in considerazione, tra le altre, le metodiche di produzione
francese, molto diffuse anche in Italia negli ultimi venti anni, basate per lo
più su tecniche indirizzate in particolare a muscoli e fasce, considerati responsabili
della maggior parte dei danni funzionali dell’apparato locomotore.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Chiedendo scusa per quella che
poteva sembrare, e non voleva essere, un’operazione di sciacallaggio,
riconoscevo per primo che non è corretta una selezione di proposizioni distaccate
dal contesto (anche se un’affermazione chiaramente erronea rimane un’affermazione
erronea quale che ne sia il contesto), e la possibilità che una parte delle
incomprensioni potesse essere dovuta a cattive traduzioni: anche se nella
maggior parte i lavori erano stati letti nell’edizione originale in francese. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Avevo rilevato 2 affermazioni di Mlle
Mézières, 24 di Bienfait, 2 di Busquet, 17 di Souchard.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Avevo diviso le affermazioni contestate in due
gruppi: quelle certamente erronee o male espresse,e quelle ambigue e non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>comprensibili. Come mi aspettavo, alla redazione
del GSS sono arrivate delle repliche:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>da
parte del sig Emiliano Grosso, del Centro di rieducazione posturale globale ‘studio
Loriga’ di Roma, del sig. Orazio Mieli,presidente dell’AIRPG, e infine dello
stesso mr Souchard. Alle lettere di Grossi e di Souchard avevo tentato di
rispondere con due note che credevo corrette ed esaurienti, regolarmente
pubblicate sul bollettino GSS. E qui<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>è
terminata la corrispondenza. Mi rimaneva un rimorso: ero stato accusato
giustamente di non essermi aggiornato sui recenti progressi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>delle tecniche proposte. Anche se
affermazioni in sé erronee restano erronee indipendentemente dall’epoca in<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>cui sono state avanzate.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Oggi la lacuna è colmata. Sul
numero di ottobre del 2009 degli aggiornamenti dell’edizione italiana
dell’Encyclopédie médicochirurgicale - Sezione medicina riabilitativa,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>edita da Elsevier Masson, è<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>comparso un articolo a firma di PE<u style="text-underline: words;"> Souchard, O Meli,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>D Sgamma e P Pillastrini, dal titolo Rieducazione posturale globale,</u><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ci siamo: qualcosa su cui discutere. E’
recentissimo; <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>è più che autorevole, la
prima firma è del fondatore del metodo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(viene
definito ’Autore’ della rieducazione posturale globale: è strano, sarebbe come
se Fleming fosse definito l’Autore del trattamento con penicillina della
gonorrea); non ci possono essere errori di traduzione, tre degli autori, bravi,
sono italiani.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Dopo i chiarimenti, almeno nelle
intenzioni, di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>tre anni fa, posso<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>finalmente esprimere un parere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che, per quello che vale, non può più essere
imputato a una scarsa<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>conoscenza<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>del problema.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Purtroppo le mie perplessità di
allora non possono che uscirne rinforzate. Poche osservazioni, divise per
argomenti, ovviamente con tutto il rispetto per i terapisti, che certamente
operano con dedizione e destrezza, e<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>senza mettere in dubbio i risultati da loro ottenuti. Ma di quante
tecniche e metodiche, in sessanta anni di personale impegno, ho sentito vantare
analoghi risultati? Diecine, forse centinaia. Aveva ragione il nostro Nachemson:
non importa cosa fai al tuo paziente, importante è che tu gli faccia qualcosa.
E Adriano Milani Comparetti, maestro di molti di noi, non per niente fratello
di don Lorenzo, diceva:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non dare al
paziente una terapia, dagli un terapista (sottintendeva naturalmente ‘bravo’).</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">E allora, nell’ordine <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>per
argomenti</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="color: red;"><span style="font-family: Calibri;">Fisiologia
neuromuscolare<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>I muscoli composti per la
maggior parte da fibre di tipo IIB avranno maggior forza rispetto<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a quelli con fibre di tipo I… a </i>parità di
superficie di sezione!</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">La resistenza fibroelastica migliora con l’aumento della stiffness muscolotendinea:
</i>la resistenza fibroelastica <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">é</b>
una delle componenti della stiffness muscolotendinea (Baldissera), per cui è
semmai vero il contrario, la stiffness muscolotendinea aumenta (migliora non
vuol dire molto) con l’aumento della resistenza fibroelastica.<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> <o:p></o:p></i></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Poste in essere dal sistema
nervoso autonomo:</i> nel linguaggio dell’anatomofisiologia, il sistema nervoso
autonomo è quello che presiede alle funzioni vegetative, non quello che
controlla i movimenti ‘autonomi’ qualunque cosa questa espressione voglia dire.<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><o:p></o:p></i></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Invidio la grande sicurezza nell’identificare
natura e compiti dello <i style="mso-bidi-font-style: normal;">schema corporeo</i>.
Ho cominciato a pormi il problema negli anni 40 e sono ancora pieno di dubbi.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="color: red;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span>Nella descrizione delle funzioni
muscolari, non si tiene conto dell’effetto che una contrazione di un muscolo
determina a livello di altre articolazioni oltre quelle che attraversa. In un
sistema multiarticolare,la contrazione di qualsiasi muscolo può causare
l’accelerazione di un segmento remoto, attraverso interazioni inerziaIi. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il soleo può essere un estensore del
ginocchio. Ne ho la prova quando ne constato la funzione nel mio arto inferiore
destro paretico, come<span style="text-transform: uppercase;"> </span>sostituto
del quadricipite che non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si attiva:
quanto si può imparare dai propri guai!<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>In stazione eretta, quando il momento flessorio al ginocchio diventa
maggiore del momento<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>estensorio alla
tibiotarsica, il gastrocnemio diventa un flessore dorsale della
tibiotarsica<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(Zajac e Winter).
Purtroppo, circa il 40% dei lavori citati dall’articolo in bibliografia
risalgono al secolo scorso. Nel campo della neurofisiologia<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>applicata al movimento<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>negli ultimi anni sono stati fatti
interessanti progressi.<span style="text-transform: uppercase;"><o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Le risposte fusali sono così complesse che
penso proprio che si rifiuterebbero di essere considerate solo un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">meccanismo di inibizione.</i> Anzi.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="color: red;"><span style="font-family: Calibri;">Biomeccanica<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il compito muscolare è quello di</i> c<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ontrastare la forza di gravità oltre che il peso dei segmenti corporei</i>..<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>il peso è il modulo della forza di gravità,
non sono due cose distinte.<span style="color: red;"><o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="color: red;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span>Il
punto di applicazione del peso G (accelerazione di gravità) …</i>G è
effettivamente il peso, ma è uguale alla massa per l’accelerazione di gravità,
che è (g)</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Se G cade lontano dal punto di
appoggio articolare., </i>G non cade,<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>almeno
è sperabile. Tutt’al più la verticale condotta per G (direzione della forza di
gravità) incrocia l’orizzontale a livello.. </span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Perchè la situazione sia statica
occorre, come detto, che i momenti delle forze antagoniste, e non le forze in
se stesse, siano uguali e contrari. Nella<span style="mso-spacerun: yes;">
</span><i style="mso-bidi-font-style: normal;">figura 5 l</i>a forza fm dovrebbe
essere uguale a tre volte<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>G, che ha
un<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>braccio tre volte maggiore.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">A partire da un punto fisso superiore…</i>cioè<i style="mso-bidi-font-style: normal;">?<o:p></o:p></i></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Cosa è il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">punto
di rigidità</i> di un muscolo? La rigidità, che è la traduzione letterale di
stiffnes, dovrebbe essere l’inverso dell’ estensibilità. Quale ne sarebbe il
punto? E poi <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ogni miofibrilla</i>… E’ la
fibra che è circondata dal connettivo (endomisio, vedi figura) e non la
miofibrilla. E come si potrebbe allungare il <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>connettivo se è già stato raggiunto il massimo
allungamento possibile (penso sia questo il punto di rigidità)?</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Nella <i style="mso-bidi-font-style: normal;">formula del fluage</i> sarà meglio chiarire che il fattore tempo è al
numeratore: dal testo non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>è evidente.
Sarebbe meglio allungamento = forza di trazione X tempo / coefficiente di
elasticità. Dal testo proposto si può dedurre che meno tempo dura la trazione
più il muscolo si allunga.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La conservazione dei risultati da parte del
sistema automatico</i>: che cosa è esattamente il sistema automatico? anche i
movimenti ‘più automatici’ si servono dello stesso substrato anatomico del<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>movimento volontario (Massion)</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Parlare di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><i style="mso-bidi-font-style: normal;">muscoli
più tonici </i>e di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">forza tonica</i> (o
isometrica) e in genere di tono è un bel rischio. Forse<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>val la pena rileggersi il nostro Bernstein. E
Granit, e Matthews e Morton e Ralston e Basmajian, e anche lo stesso
Sherrington.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E<span style="text-transform: uppercase;"> </span>pensare che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>tra i
primi avversari di questa visione del tono ci sono stati proprio i
riabilitatori francesi: Tardieu, Tabary, Massion<span style="text-transform: uppercase;"><o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="color: red;"><span style="font-family: Calibri;">Cinesiologia<o:p></o:p></span></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="color: red;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span>Tra le funzioni fondamentali del ruolo ‘statico’
dei muscoli è citata <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><i style="mso-bidi-font-style: normal;">la funzione di elevazione.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>Elevazione è un movimento (Devoto Oli: innalzamento
lento di un arto),<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>indica l’andare o portare in alto. Come può
essere una funzione<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> statica</i> del muscolo?</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Per<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la stazione eretta<i style="mso-bidi-font-style: normal;">, è necessaria la partecipazione dei muscoli adduttori e rotatori interni,
che progressivamente portano gli arti inferiori a una completa adduzione. </i>In
stazione eretta, le anche non sono ‘completamente’ addotte, ma in posizione 0:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>è ancora possibile un’adduzione di 20-30°:
basta spostare il bacino da un lato. Comunque l’atteggiamento delle anche in
stazione eretta non è <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>legato necessariamente
all’azione degli adduttori della coscia. In presenza di un attrito sufficiente,
i nostri piccoli poliomielitici con tutore bilaterale e adduttori paralizzati
stavano in piedi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e camminavano. </span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="color: red;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span>Atteggiamento
posturale: </i>continuo a pensare che sia una tautologia, postura =
atteggiamento</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">La locomozione<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>avverrà in
seguito, dopo che la stazione eretta potrà essere mantenuta con sufficiente
sicurezza.</i><span style="color: red;"> </span>Molti bambini,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>quasi tutti, camminano ( fanno dei passi)
prima di essere in grado di mantenere stabilmente la stazione eretta senza
appoggi. E’ quanto avviene anche in pazienti adulti atassici</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il raggiungimento della stazione eretta avviene partendo dall’attivazione
..dei muscoli posteriori del tronco nella posizione quadrupedica…</i> In questa
posizione lavorano gli addominali per bilanciare l’effetto della gravità, che
estenderebbe il tronco. Si può provare.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Allo scopo di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>trasformare l’azione
muscolare diretta verso il basso in forza verticale antigravitaria</i>. non è
facile capire cosa vuol dire ‘l’azione<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>muscolare
verticale diretta verso il basso’: la componente verticale verso il basso della
forza dei muscoli? tutto dipende dalla posizione dei segmenti.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Non è vero che <i style="mso-bidi-font-style: normal;">la leva più utilizzata in fisiologia muscolare
</i>sia<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">leva con fulcro intermedio</i>: nella maggior parte delle attività motorie
i muscoli agiscono su leve di terzo ordine.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">,,,può rendere necessaria la presenza del tricipite surale che a
livello posteriore rappresenta una forza supplementare:</i> a che cosa è
supplementare il tricipite surale?</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="color: red;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span>Delle catene muscolari intese come
strutture anatomiche permanenti (non dissociabili, nel testo) non sono il solo
a pensare tutto il male possibile (vedi Rulli e Saraceni, L<i style="mso-bidi-font-style: normal;">a rieducazione posturale, una riflessione critica, editore erre</i>). I
muscoli<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si contraggono (quando si
contraggono) con intensità e con timing che sono in funzione delle forze
esterne agenti. Al collo, in stazione eretta a testa inclinata all’indietro,
sono contratti i flessori, non gli estensori. Una catena muscolare
particolarmente poco verosimile<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>è quella
definita ‘anteriore dell’arto superiore’. Le posizioni e i movimenti della
mano<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e delle dita, caratteristici
dell’uomo, sono praticamente infiniti e ottenuti con infinite combinazioni di interventi
muscolari.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Delle catene muscolari si formano di volta in
volta in funzione delle richieste (perchè non chiamarle sinergie?): <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>oltre quelle necessarie alle fissazioni in
serie, ad esempio, sono importanti anche le contrazioni a mira neutralizzatrice
degli agonisti, sempre che il temine agonisti abbia un significato nel
mantenimento della postura. E<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>meno male
che il quadricipite, indispensabile nel mantenimento di molti atteggiamenti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e in molti movimenti plurisegmentari, è escluso
dall’enumerazione dei muscoli facenti parte delle catene. Forse perché il retto
femorale è flessore (all’anca) e estensore (al ginocchio?</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>L’analisi degli interventi muscolari nella
respirazione richiederebbe qualche pagina : non è così semplice<i style="mso-bidi-font-style: normal;">.<o:p></o:p></i></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Se i segmenti si muovono, non sono posture.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="color: #c00000;"><span style="font-family: Calibri;">Trattamento<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">D’accordo sulla partecipazione
attiva del paziente, ma cosa vuol dire <i style="mso-bidi-font-style: normal;">causalità?
</i><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>se ci si riferisce alla cause dirette
del sintomo disturbante, molto meglio l’espressione ‘meccanismo patogenetico’ dell’ottimo
Paolo Crenna. E la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">globalità</i>, termine
di gran moda ma<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>facile da definire, così come il trendy ‘olistico’:
tutta la medicina è olistica, o non è medicina. Globale indica tutti i muscoli
del corpo, cosa difficile da realizzare, o tutti quelli implicati in quella
postura o in quel movimento?</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Cosa vuole dire, nel contesto, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">una corretta morfologia:</i> corretta rispetto
a che cosa? L’estetica, la simmetria, la fatica, il rendimento?</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Mi rifiuto di pensare che la RPG possa
correggere un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ginocchio valgo</i></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Quali sono ‘<i style="mso-bidi-font-style: normal;">i limiti della fisioterapia stessa’,</i> di quale fisioterapia si
parla?</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 12pt 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Per finire, è
possibile ridurre tutto il processo riabilitativo alla soluzione di un limitato
problema<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>meccanico? Oggi che, come ci
avverte Tesio,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sono in corso di
superamento opposizioni storiche come nervoso-meccanico, volontario-involontario,
sensazione-movimento, motorio-cognitivo, e che l’esercizio è visto come una complessa
forma di insegnamento-apprendimento all’interno della relazione terapeuta-paziente.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">E adesso basta, appunto: ho detto
(quasi) tutto quello che volevo dire. So bene che queste cose era meglio
chiarirle direttamente con gli autori dell’articolo. Ci ho provato, ma senza
risultato. Così, approfitto ancora una volta dell’inesauribile pazienza degli
amici del <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">GSS</b>, per non tradire quanto
sono venuto raccontando nei decenni a<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>centinaia di miei allievi sulla necessità di ben considerare le premesse
teoriche delle tecniche che vengono loro proposte prima di utilizzarle,
seguendo l’ammonimento<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>di Bachelard, che in questi casi ho trovato
sempre utile e benefico: l<i style="mso-bidi-font-style: normal;">’antipathie
préalable est une saine précaution.<o:p></o:p></i></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Nel poco tempo che mi rimane, ci sono da fare
cose più divertenti (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">more fun</i>, come
dice David Lettermann della lettura dell’autobiografia di Sarah Palin) che
discutere sulla Rieducazione Posturale Globale. Mi raccomando, proto: con le
iniziali maiuscole.</span></div>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-49453874225039519892011-12-28T02:52:00.001-08:002011-12-28T02:52:30.957-08:00Disability seen from within<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-US" style="font-size: 12pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">Disability
seen from within<o:p></o:p></span></span></b></div>
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">My friend M.N</span></b><span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">., eighty-seven years old and also a
physician with sixty-two years of professional experience under his belt, underwent
surgery of a right acoustic neuroma in 1977. Subjected to the seemingly inescapable
fate of physicians who undergo surgery, he suffered not only a loss of hearing
and right vestibular deafferentation resulting in serious balance-related
problems, but also a complete paralysis of the right facial nerve, which partly
regressed in the following months, a mild loss of sensation on the right side
of his face and an unpleasant change in taste. In fact, his first sips of Champagne,
offered by a charitable friend, tasted of bile. And since like all of us he is
without a “taste bank” and therefore lacks historical reference, he still does
not know whether the taste he ascribes to the wine he drinks today is the same
as it once was. After suffering from significant disorientation for several
months, his balance-related problems improved, which allowed him to get about autonomously
over longer stretches, and even to climb or descend stairs or drive his car.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">I met up with him several days ago, and he had
the following to say:<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“Over the past two years, my reflexes have
begun to deteriorate. You may be interested to know that the phenomenon
appeared--or at least accelerated--about thirty years after the lesion, more or
less at the interval of onset of the so-called post-polio syndrome, which is
undeniably associated with a peripheral disintegration. Most noticeably, there
have been clear problems in my control of linear acceleration, particularly in
the forward direction, for example while walking. The problems worsen with the
increasing length of the tract covered, almost as if an accumulation of control
errors is at play. A similar problem occurs when I sit down: I don’t actually
sit down, but instead I fall into a seated position. Over the past year, I’ve
fallen over four times, always in the context of an overly rapid rotation
toward the right. The lighting of the environment has been a significant
factor, as has the presence of load, which increases my mass.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“One morning early in May 2009, as I was
getting out of bed to go to the bathroom, my right knee unexpectedly gave way,
and suddenly I found that I was lying on the floor. Of course, it was very
difficult for me to get back into bed, with the sole--and miraculous--help
being provided by my wife. There was a residual loss of strength in the right
lower limb, and there was ”something” in the upper limb, particularly the hand.
For example, I was unable to play a 4/5 trill on the piano - I can no longer
play Beethoven’s Opus 111 (!) - and the sensation was one of a marked reduction
in strength, for example when holding a bottle of wine, an act that’s important
in its own way. There are no pyramidal tract signs, nor any synkinesia. Muscle
cramps are common, even in the left hand. Currently, there are no apparent sensitivity
disturbances, even though objects easily slip through my fingers and I have
some difficulties with tactile discrimination. For example, I’m unable to
immediately find objects, such as my keys, which I have in my pocket together
with my handkerchief. Something similar happens with my visual discrimination:
I have difficulty immediately finding a black remote control on a dark, flat
surface.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“A series of significant disturbances is
associated with the fact that the operation on the neuroma was carried out on a
Friday. It is well known that Friday is the worst day to have an operation,
particularly if you’re a physician. By the time Monday came around, I had two
liters of urine in my bladder: The catheter had become blocked while I was
sleeping, and nobody had the time to take care of it. That was followed by thirteen
months of cystitis, an ongoing alternation of germs unknown to me in parts of
my body, the taste of dozens of antibiotics, and severe pain, above all. Not to
mention ischuria, reduced amounts of voiding but increased frequency, most
often with urgency. I had memorized the location of many of the public urinals
in Milan (which would still be seen for several years to come) due to my
pressing need to make use of them. I discovered (so many things I had been unaware
of) that there are many ways in which voiding is stimulated, other than the classical
variants of the sound of running water, bare feet on cold ground or drinking
half a glass of water. For example, the urge immediately appears in front of
the door to one’s apartment building or in the elevator going up to one’s
apartment. Above all, and sadly enough, it appears when for reasons of decency
it is impossible to let loose.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“Let me tell you about my daily routine. Given
your profession, I think it will interest you.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“I awaken after a good night’s sleep, except
for the fact that I need to get up every couple of hours to empty my small
bladder. By now I can move reasonably well in bed, so that I don’t have too
much trouble putting my feet on the floor. Then, however, I’m faced with the challenge
of standing up. I’ve discovered that beds, sofas, armchairs and even chairs are
too low for a person of average height, and I’m about five-feet-eleven. Rather
than simply lean on something, I have to grab hold of something solid in front
and somewhat above my center of gravity. The main risks I encounter are when I
hang onto something mobile such as a door or a drawer that can open or close.
Once I’m on my feet, I’m faced with the problem of staying there. That’s when
what I call the quadriceps dance begins. My right knee is slightly flexed, and
I can voluntarily straighten it. In truth, together with our bioengineering
friends, we have shown that the soleus is the first muscle to go into action in
such a case. It’s rather interesting, don’t you think? The extension of the
knee produces a forward tilting of the upper body, which is voluntarily
corrected; the knee flexes again, and so on.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“Then, sooner or later I have to move. There
follows a series of unpleasant sensations: the difficulty of wrenching my right
foot from the floor; my right leg a dead weight, feeling like it’s wrapped in a
spider web, the anxiety of falling; and the search for a firm handhold.
Particularly difficult are rotations toward the right. I’ve learned to use my
right heel as a pivot--a move that would perhaps be beyond Kobe Bryant. And
then there’s the back pain--a muscle pain that’s particularly strong when I’m
first upright--and there’s muscle and perhaps joint pain in my right hip, which
tends to diminish with my first steps. Of course, I needn’t mention the
irregular neuralgia, for example in the minor and major suboccipitals nerves,
which can last for several hours or even several days, nor the very intense but
fortunately very short, sudden stabbing pains in my left ankle, the lateral
surface of my left thigh, in my right knee and on the right side of my chest.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“Then comes the moment of truth: facing my
image in the mirror. The white hair in disarray, the absence of wrinkles on the
right side of my forehead, the twisted mouth, deprived of its excellent
dentures and showing a single, residual tooth--a lower right premolar. Nothing
short of the genius of Leonardo da Vinci could turn the ugliness of a toothless
old man into beauty.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“I shave. Since my first time, I have performed
this task over twenty-five thousand times, and I always thought I did a pretty
good job of it. Unfortunately, the fear of falling forces me to lean against
the wall or the washbasin with my left hand. I’ve had to kiss goodbye to
shaving against the grain. For bathing, I manage with the help of a bath lift,
which works reasonably well.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“Then there’s dressing: Particularly difficult
is the task of slipping on my socks and shoes, more so the right than the left.
The height of the chair is fundamental. And there’s the task of buttoning my
left cuff.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“I have always advised going for walks as the
best method of rehabilitation. My current autonomy (my marching perimeter, as
the French would have it) is 100 to 150 meters with my walking stick on my
right and the firm grip, on my left, of my incomparable wife, to whom I’m in
debt for every moment of . . . paranormality. My stride is small, at around
fifty centimeters, and my pace is down to little more than one kilometer per hour.
Worst of all, once the hundred meters have been completed I’m overcome by a
progressive and unstoppable tendency to accelerate, with an increase in the
speed of my steps, almost as if the errors of acceleration control linked to
the vestibular defect have accumulated. As a result, upon arrival I
occasionally have to offload myself against the front door of my apartment
building.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“As far as diet is concerned, this is another
of the barely avoidable problems of aging. For twenty years I’ve suffered from
esophageal reflux--which has been kept under good control with Mepral--and a
moderate hiatal hernia. Consequently, my appetite is diminished and I’ve
developed a certain distaste for meat. Sweets, on the other hand, are well
tolerated. The facial paresis still gives me problems with oral continence and
creates difficulties in forming bilabials. (The others pretend to understand me
anyway, or perhaps they really do understand me. That’s the power of tracking,
and of affection!) Of course, there are hearing problems: I’m completely deaf
on the right side, and there’s a progressive, senile reduction in high-pitch
sounds on the left. Here, too, there have been improvements with a hearing aid
that’s nearly invisible. However, I realize there’s a certain charm to the bone
ear trumpets our forefathers used.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“On the cognitive level, as those who speak
well put it, there has been a noticeable decrease in my attention span. I start
wanting to do something else after about ten pages of a Swedish murder mystery or
after two or three pages of neurophysiology from my beloved Bernstein. My
Chessmaster score has slowly fallen from 2500 to about 1000. And of course, there
are the gaps in my short-term memory, whereas my long-term memory is relatively
intact (if I concentrate, I can recite poems uselessly learned over 60 years
ago). With regard to recall, it takes me a while to remember what film I
watched on TV the night before, but also my recognition has suffered, even for
music. Once upon a time I was proud of my ability to immediately recognize a
piece of classical music, whereas now I may be able to repeat it or even
anticipate it but may find I’m unable to say what it is. My handwriting, which
was already appalling, has become tiny and completely illegible. I bow down in
gratitude to the inventors of the computer.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“In conclusion, I’ve learned that <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>the <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>various
disabilities associated with the signs left by the disease or with the more or
less normal process of aging, instead of adding up tended to multiply. All the
objects I have in my hands, particularly letters, newspapers and remote
controls, inevitably end up on the floor, and picking them up is a truly
burdensome study in style. If ever I get that Isaac Newton into my clutches . .
. !<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“As far as handicap is concerned, I’ve had the chance
to verify the accuracy of what I’d been saying for several years. In social
life, a characteristic of advanced age is the “dual centrifuge”: The old man
sees his friends progressively moving away from him. One after the other, his
friends fall from the rotating disc: in the columns of obituaries published in
the newsletter of the Order of Physicians, there are almost none who were born
before I was. But at the same time, he himself is spun outward with respect to
the old centers of interest until, in the end, he too falls.<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">“And, in the meantime, an emptiness is created
around you.”<o:p></o:p></span></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-family: Calibri;">My friend then moved away, with his small steps
and his walking stick, muttering to himself. Fade out, to the notes of <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>d<i style="mso-bidi-font-style: normal;">es pas
sur la neige . . . .</i></span></span></div>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-76120628091955159312011-12-28T02:50:00.000-08:002011-12-28T02:50:21.403-08:00Perchè Clelia<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<u style="text-underline: words;"><span style="font-family: Calibri;">Perchè Clelia, per tutti
quelli che le volevano bene, e non abbiamo potuto avvertire<o:p></o:p></span></u></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="font-family: Calibri;">gli occhi,<u style="text-underline: words;"> </u><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>il sorriso,<u style="text-underline: words;"> </u>la
voce anche al telefono; perché ‘è dritta’, l’integrità morale, la fedeltà,la
dedizione, il riserbo,la puntualità, il buonsenso, il buongusto, il rifiuto
della retorica,la comprensione di cosa è giusto,la comprensione dei miei
difetti, il capire sempre di cosa avevo bisogno e provvedere, il volermi bene,
e tanto</span></div>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-64235748857356109712011-11-09T02:45:00.000-08:002011-12-28T02:53:57.353-08:00Parigi<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri;">Nei primi anni 50 Clelia e io
siamo andati a Parigi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>con pochissimi
soldi in tasca. Una sera abbiamo cenato in un caffè del Boulevard des Italiens:
ostriche e champagne. Eravamo felici. Qualche giorno fa (Clelia non c’è più) Donatella
e Roberto sono andati a Parigi. Ho chiesto a Donatella di ripetere il rito. Lo
ha fatto, e l’esperimento è riuscito: al tavolo ci eravamo tutti e quattro.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: justify;">
<br /></div>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-79991175074563605132011-11-09T00:49:00.001-08:002011-11-15T00:45:34.608-08:00Avrei voluto<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="Testo">
In questi giorni entro nella mia ottantanovesima primavera : si
dice così. E’ tempo di bilanci più o meno definitivi: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ruit hora.</i></div>
<div class="Testo">
Lo scrittore spagnolo Javer Marias sostiene che il bilancio deve
comprendere ciò che abbiamo fatto e ciò che avremmo potuto fare e non abbiamo
fatto. Affido il lato positivo della mia vita (l’avere) alle molte persone che
mi hanno conosciuto:</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l2 level1 lfo24; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>le
persone che direttamente o indirettamente mi si sono affidate (non mi piace
chiamarli pazienti), più di ventimila; </div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l2 level1 lfo24; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>gli
allievi, più di tremila; </div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l2 level1 lfo24; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>quelli
che hanno ascoltato o fatto finta di ascoltare le mie relazioni ai convegni,
parecchie migliaia;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l2 level1 lfo24; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>i
compagni di lavoro, tanti e tutti bravissimi;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l2 level1 lfo24; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>i
politici, forse troppi …;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l2 level1 lfo24; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>…e
che il buon Dio me la mandi buona.</div>
<div class="Testo">
Quanto al dare ( quello che non ho fatto, o ho fatto male)
preferisco, come è di moda, fare un elenco parziale delle cose che ho tentato
di fare per migliorare il mio score, con scarso successo. </div>
<div class="Testo">
Per cui, avrei tanto voluto sapere:</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>giocare
bene a bridge;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>giocare
bene a scacchi; </div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>giocare
bene a biliardo;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>giocare
bene a calciobalilla;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>nuotare
bene;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>sciare
bene;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>giocare
bene a tennis; </div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>tirare
un sasso;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>lanciare
una palla;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>fischiare
intonato;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>suonare
il violoncello;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>suonare
passabilmente il pianoforte;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 50.45pt; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -36.25pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>reggere
una sinfonia di Shostakovic;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>capire
Coltrane; </div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>capire
Ricasso;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>capire
la relatività generale;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>parlare
arabo;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>parlare
bene inglese;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>risolvere
tomb raider;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>scrivere
come Tesio sulla riabilitazione ospedaliera;</div>
<div class="Testo" style="margin-left: 1.0cm; mso-list: l9 level1 lfo25; tab-stops: 14.4pt list 1.0cm left 86.4pt 122.4pt 158.4pt 194.4pt 230.4pt 266.4pt 302.4pt 338.4pt; text-indent: -14.15pt;">
-<span style="font: 7pt "Times New Roman";"> </span>farmi
voler bene da tutti;</div>
<div class="Testo">
<br /></div>
<div class="Testo">
ci ho provato, ma non ce l’ho fatta. Mi dispiace molto.</div>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-71894433541256885502011-11-03T01:03:00.000-07:002011-11-21T01:03:43.880-08:00Il coraggio di vivere<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Qualche
giorno fa mi ha telefonato G.A. Lo conosco da oltre 50 anni e non lo vedo né lo
sento da circa 15. E’portatore di una
cerebropatia neonatale, che determina un grave interessamento della
motilità del capo, del tronco e degli arti, con un quadro che si potrebbe
definire spasticoatetosico, con note di emiballismo sinistro: non cammina, può
usare gli arti superiori con grande difficoltà. Quando parla è difficilmente comprensibile, gli spasmi si
accentuano e compaiono torsioni del capo, del tronco e degli arti superiori e
in particolare spasmi asimmetrici alle mani
e alle dita, tanto più gravi quanto maggiore è la partecipazione emotiva
a quanto dice – o vorrebbe dire. Per cui fa uso di frasi brevi, che ripete più
volte, in genere quattro: l’ultima versione
di solito è comprensibile. In compenso ha dei meravigliosi occhi
celesti, che raccontano quello che non riesce
a dire con le parole.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">L’ho
conosciuto
cinquanta anni fa, negli anni immediatamente successivi al ’68.
Abbiamo fatto un po’ di strada insieme, poi G. è tornato al sud, a
Melfi, si è
sposato e ha svolto un’intensa attività di insegnamento. Mi sono sempre
chiesto come facesse a spiegare i complessi misteri della
matematica, in cui si è
laureato, ad allievi degli istituti tecnici, delle scuole per geometri.
dei
licei scientifici nei quali ha insegnato. Lo hanno aiutato
l’intelligenza, una
grande pazienza, una volontà di ferro, e soprattutto la capacità di
coinvolgimento. Ha avuto e ha molti amici, tra i quali io: me lo ha
confermato
in questo incontro, ero con lui nelle comuni battaglie, soprattutto
nella lotta
alle barriere architettoniche. In quegli anni non si poteva entrare in
carozzina nel Duomo di Milano, o superare senza gradini l’ingresso dai
quattro
lati in Galleria: per abbatterli, ci volevano i permessi del Comune di
Milano,
della Sovrintendenza ai monumenti, della Fabbrica del Duomo, e non
ricordo più
di quanti altri enti statali, regionali e comunali Tutti insieme,
guidati da
Piergiorgio Mazzola, ce l’abbiamo
fatta e oggi un paraplegico, ma anche un anziano e una mamma con il
bambino in
carrozzina possono andare senza barriere dall’interno del Duomo a piazza
della
Scala. Mi sono reso conto ancora una
volta dell’importanza delle barriere quando cinquanta anni dopo per
raggiungermi al mio quarto piano, per la presenza di alcuni gradini in
fondo
alla scala e perché le porte dell’ascensore (installato a metà del
secolo
scorso ) sono troppo strette per la sua carrozzina, è stato necessario
portarlo in braccio dal portone di ingresso
alla mia porta, e viceversa, da un gentile accompagnatore melfitano. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">G.
è stato anche membro eletto nel consiglio direttivo nazionale dell’’importante
AIAS, l’associazione italiana assistenza agli spastici. Abbiamo rievocato quegli anni, per me ricchissimi, e ricordato
i molti amici che non ci sono più. Di molti mi ha portato lui la brutta
notizia, a ulteriore conferma della mia
teoria della doppia centrifugazione del disabile.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Abbiamo
parlato a lungo, se si può dire così: io parlando come mi consente la mia
vecchia paralisi del facciale
postchirurgica. lui più che altro
aggrovigliandosi e sgrovigliandosi, a seconda dell’enfasi. E’ stato comunque molto piacevole. Ho
scoperto che nonostante le diverse esperienze, le nostre idee sul mondo di oggi coincidono. E mi ha fatto un
immenso piacere quando mi ha assicurato, con dizione stranamente chiara, come
io, quaranta anni fa, gli abbia trasmesso più di tutti gli altri il ‘coraggio
di vivere’.</span></div>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-27770725574790929042011-09-27T08:29:00.001-07:002011-09-27T08:29:36.501-07:00Ho letto Hessel<!--[if gte mso 9]><xml> <w:WordDocument> <w:View>Normal</w:View> <w:Zoom>0</w:Zoom> <w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone> <w:DoNotOptimizeForBrowser/> </w:WordDocument> </xml><![endif]--> <br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-style: italic;">I</span><span style="font-size: 14.0pt;">n questi giorni approfittando di uno dei<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>pochissimi vantaggi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>della tarda età, il molto tempo libero, ho<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>letto la traduzione comparsa di recente (Indignatevi, add editore) del piccolo libro<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>‘Indignez-vous’, di Stéphane Hessel</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;"></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">Stéphane Hessel nasce<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a Berlino nel 1917. E’ il figlio secondogenito di Franz Hessel<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ebreo, scrittore, e di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Helen Grund, la<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Catherine divisa tra Jules e Jim interpretata meravigliosamente da<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Jeanne Moreau<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>nel capolavoro di Francois Truffaut. </span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"></span>A<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Parigi dal 1924, viene naturalizzato francese</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">.</span><span style="font-size: 14.0pt;"> Ha combattuto nella grande guerra;<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dopo l’invasione tedesca riesce a raggiungere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>De Gaulle in Inghilterra e poi approda clandestinamente in<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Francia</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">.</span><span style="font-size: 14.0pt;"> Partecipa attivamente alla resistenza.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Arrestato, viene internato a Buchenwald. Alla vigilia della sua impiccagione</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> si sostituisce a<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un francese morto</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> poi evade dal campo di Dora.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Dopo la fine della guerra ha diversi incarichi alle Nazioni Unite e ha un importante ruolo nella commissione incaricata di compilare quella che diventerà la dichiarazione dei diritti dell’uomo.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;"></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">In ‘Indignatevi’ Hessel identifica<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le grandi sfide che richiedono<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la mobilitazione degli uomini di oggi: l’accettazione universale della dichiarazione dei diritti umani, alla cui stesura ha partecipato: la soluzione dell’immenso divario</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> in continua crescita</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> tra i molto poveri e i<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>molto ricchi; la conservazione del pianeta; l’emancipazione dalle minacce dl totalitarismo, con il rifiuto del principio di sovranità nazionale che ha consentito<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a Hitler di commettere un genocidio; </span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;"></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">Ai giovani</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> il 93nne Hessel dice: guardatevi attorno e troverete gli argomenti che giustificano la vostra indignazione</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> come il trattamento riservato agli immigrati e ai sans papiers</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> ai rom; non lasciatevi ingannare dall’ipocrisia della proclamata adesione dei vincitori a valori che non tutti intendevano proporre lealmente</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">L’indignazione principale di Hessel riguarda Gaza</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">.</span><span style="font-size: 14.0pt;"> una prigione a cielo aperto, la Palestina, la Cisgiordania. D’altra parte Hessel non giustifica il lancio di missili da parte di Hamas: l’esasperazione è un termine negativo, un rifiuto della speranza, è naturale ma non per questo è accettabile</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">.</span><span style="font-size: 14.0pt;"> La violenza non è efficace perchè volta le spalle alla speranza ed è la violazione del diritto che deve provocare la nostra indignazione</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">.</span><span style="font-size: 14.0pt;"> Occorre una vera e propria insurrezione pacifica contro i mass media, che ai nostri giovani come unico orizzonte propongono il consumismo di massa, il disprezzo dei più deboli e della cultura, l’amnesia generalizzata della competizione a oltranza di tutti contro tutti.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;"></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">E infine il monito ‘detto con affetto’ ai giovani che faranno il XXI secolo: ‘creare per resistere, resistere per creare’.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;"></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">Sono pressochè coetaneo di Hessel: pertanto ho creduto opportuno passare in rassegna alcuni tra i molti motivi per i quali avrei avuto ragione di indignarmi nella mia lunga vita</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">Sono nato negli anni in cui in Italia Il fascismo cominciava a impossessarsi del potere. Mio padre, pianista, non era iscritto al partito fascista, l’iscrizione è diventata obbligatoria nel 1938.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Le mie prime emozioni non potevano che essere trasmesse da dei genitori coscienti: ad esempio ho risentito<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>della umiliazione dei vecchi socialisti che frequentavano<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la nostra casa:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Fradeletto, Piccinato.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La vita non era facile. Ho un ricordo vivido della sofferenza di mia madre quando miss Coen, la nostra mecenate inglese (sia comunque benedetta), sollevata la lunga gonna<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>traeva da sotto la giarrettiera le bustine preparate con i compensi per i bravissimi solisti che avevano appena eseguito, nel nostro studio (il<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>pianoforte a coda su cui suonava mio padre era da noi in deposito), il quintetto ‘die Forelle’ di Schubert. E prima di andarsene estraeva dalla capace borsa due flaconi contenenti l’odiata Emulsione Schoumm e il non meno esecrato olio di fegato di merluzzo per noi due fanciullini<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>giudicati<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>gracili e bisognosi di cure.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">Mi è arrivata l’indignazione per l’orrenda<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sorte riservata a Matteotti. Ho partecipato alla rassegnazione con la quale gli italiani sensibili partecipavano alle tristi mascherate del regime. Il segretario oggetto delle più atroci freddure che obbligava i federali</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> per lo più grassottelli, a saltare in orbace dentro il cerchio di fuoco. Le oceaniche adunate</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> alle quali noi giovanetti eravamo obbligati<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a partecipare<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in divisa e allineati</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;"></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">Sono stato coinvolto nell’insensata tragedia della guerra. Ho vissuto con sconcerto (ero a Tunisi) lo scellerato ‘colpo di pugnale’ alla schiena della Francia, già demolita dai panzer tedeschi</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">.</span><span style="font-size: 14.0pt;"> Sono stato in campo di concentramento tra le montagne dell’Atlante: una cipolla e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>una pagnotta al giorno per sei uomini. Ho perso nella guerra, proprio in Tunisia, dei buoni amici, offertisi volontari per un ingiustificato senso dell’onore.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">La fine del nazismo e del fascismo non ha certo segnato la fine di tutto quello contro<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>cui Hessel aveva alzato la voce.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>A parte l’Unione Sovietica, di cui venivamo a conoscere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un po’ alla volta il lato oscuro, la Palestina, ma anche gli Stati Balcanici, l’Argentina, molti Stati africani, la Cina con il Tibet… non v’era, e putroppo non c’è zona del mondo dove i diritti ’umanu vengano del tutto rispettati. Le cose sono<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>nettamente peggiorate negli ultimi anni: il Libano, l’Iraq, l’Afganistan; dittature sono comparse dove non c’erano. Sono stato per tre<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>anni in Kenya, in un centro per poliomielitici, e ho potuto vedere quanto fragile sia la democrazia in quei paesi. E la povertà degi slums, e l’ AIDS, e il disinteresse (o meglio il distorto interesse) delle grandi case farmaceutiche. Ogni tanto una buona notizia, come la difficile abolizione dell’apartheid in Sudafrica,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>insufficiente a compensare l’essenziale disimpegno delle grandi nazioni (e anche delle piccole, se è per questo) di fronte ai gravissimi problemi della povertà e della fame. Molto<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>hanno fatto sperare le generose impennate giovanili degli<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ultimi anni ’60, purtroppo in gran parte<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>riassorbite. <span style="text-transform: uppercase;">E </span>non<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>mi sembra che le pletoriche e costose organizzazioni continentali e mondiali create per porvi rimedio abbiano fino ad ora ottenuto grandi risultati contro l’egoismo delle singole nazioni. Lo stesso credo di poter dire a proposito dell’altro grande nemico di Hessel, il terrorismo: non solo per l’11 settembre, ma<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ogni giorno in cento<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>parti del<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mondo. <span style="text-transform: uppercase;">E‘</span> di questi giorni l’orribile tragedia dei giovani laburisti norvegesi</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">Parlare di quanto negli ultimi cinquanta anni ho visto nella mia patria, potrebbe sembrare troppo di parte o patetico. Ma è difficile assistere senza indignarsi , con le<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>parole di Hessel</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;">,</span><span style="font-size: 14.0pt;"> ‘al consumismo di massa alimentato dai mass media, al disprezzo per i più poveri, gli immigranti per primi, e per la cultura, all’amnesia generalizzata e la competizione ad oltranza di tutti contro tutti’. AI che aggiungerei la corruzione e il malaffare, il tutto per lo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>più tra una sostanziale indifferenza. Dai giornali del 21luglio abbiamo appreso che 87 ‘rappresentanti eletti del popolo italiano’ sono in questo momento indagati dalle procure della Repubblica </span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;"></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 14.0pt;">Decisamente, nella mia lunga vita non mi sono indignato abbastanza.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt;"></span></div>Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-361802526045677097.post-20383559863898974842011-09-05T00:39:00.000-07:002011-11-15T00:44:34.877-08:00La mia Tunisia‘Tunis la blanche, la bien gardée, qui rit entre ses trois lacs comme un visage d’argent dans un miroir d’or…’<br />
<br />
Così, come l’hanno cantata i suoi poeti, mi è apparsa dall’idrovolante Savoia Marchetti sul quale arrivavo nel settembre del 1933. Mio padre, antifascista, vi aveva trovato un posto di insegnante di pianoforte al conservatorio della Dante Alighieri, che poi avrebbe diretto fino alla guerra.<br />
<br />
Affascinato dal turbine degli avvenimenti, che considero e mi auguro inarrestabili, che in questi giorni coinvolgono tutta l’Africa del Nord, ho proprio voglia di rinnovare i miei ricordi tunisini. E spero che i lettori del GSS non me ne vogliano<br />
<br />
Ho fatto a Tunisi, allora protettorato francese, il ginnasio e il liceo : uno strano liceo, come tutti i licei italiani all’estero. Di quattro anni ma con italiano. greco e latino del classico, scienze e matematica dello scientifico, tre lingue (francese, inglese, arabo).<br />
<br />
A Tunisi c’erano tre licei: uno francese, uno arabo, uno italiano. Alla fine delle lezioni c’era folla soprattutto davanti al liceo francese: alla ragazze francesi, quasi tutte figlie di funzionari, spesso del Nord, alte, bionde con i capelli lisci, piacevano molto i giovani italiani, quasi tutti siciliani, non alti, bruni e ricci, occhi neri luminosi. E io ero alto, rosso di capelli, con le lentiggini e gli occhi verdi: che fatica.<br />
<br />
Dovevo fare la maturità il 10 giugno del ‘40: coincidenza, la data dell’entrata in guerra dell’Italia contro la Francia. Non ho dato gli esami, purtroppo oramai mi ero preparato, ma in compenso mi hanno sbattuto subito in campo di concentramento, tra le montagne dell’Atlante algerino. Avevo 17 anni compiuti da poco. Per fortuna la guerra con la Francia è durata poco (è l’ unica volta che abbiamo vinto, in quella maledetta guerra, fino al riscatto partigiano del 1945) ma mi hanno subito espulso, forse l’ultimo, dalla Tunisia, ancora ‘sotto protezione’ del governo francese di Pétain.<br />
<br />
La Tunisia era ( spero lo sia ancora) un meraviglioso paese. Spiagge a perdita d’occhio, punteggiate da poche abitazioni bianche perfettamente inserite nel paesaggio: non c’era ancora lo scempio di Hammamet o Djerba che le fanno assomigliare sempre più a Rimini in estate. E all’interno, piantagioni a perdita d’occhio, merito per lo più dei lavoratori italiani. Allora gli italiani erano sessantamila, la maggior parte agricoltori, contro cinquantamila francesi. Soprattutto viti, ma anche aranceti e palme da dattero. Erano i miei primi datteri, e sono felice di trovarli ancora con la loro provenienza tunisina nei supermercati.<br />
<br />
Disseminati nell’interno, i resti delle grandi città romane, Dugga, Tuburbo Majus, el Djem, ben conservate dalla sabbia. L’anfiteatro di el Djem è più impressionante del Colosseo romano. Ricordo durante la guerra una notte di incanto, sotto le stelle, trascorsa nell’oasi circostante l’anfiteatro… E gli splendidi mosaici romani conservati nel museo del Bardo, e i miseri resti della grande Cartagine che noi romani (io sono nato a Roma) avevamo sconfitto. Mi ha fatto impressione rendermi conto che il porto da cui partivano le navi della più importante flotta del mondo consisteva in pochi metri quadrati di acqua neanche troppo profonda.<br />
<br />
Palme da dattero, su cui salivano con l’abilità di scimmiette i bambini arabi, abbellivano anche la grande avenue principale, allora Jean Jaurès, ora credo Bourguiba, che porta dalla stazione ferroviaria alla Porta Grande (Bab el Kebir) che introduce al quartiere vecchio, dove una strada stretta divideva le abitazioni e i negozi degli arabi da quelli degli ebrei. Nella giusta stagione, l’avenue era pervasa dal profumo acutissimo dei gelsomini che i ragazzi arabi portavano in mazzetti sui treni provenienti dalle spiagge.<br />
<br />
A Tunisi c’era una antica tradizione di pace tra arabi ed ebrei, molti dei quali erano i discendenti dalla diaspora dopo la cacciata dalla Spagna. Lo stesso posso testimoniare tra arabi, ebrei e italiani, che per lo più condividevano una condizione di tanto lavoro e scarsa remunerazione. Il mio miglior amico si chiamava, e spero si chiami ancora, non ne so più niente, Israel.<br />
<br />
Oltre tutto, tra gli arabi di Tunisi era molto diffusa la consuetudine rituale di un pellegrinaggio alla Mecca, dopo il quale gli ‘Hadji’, diventano santi e debbono tenere una vita pacifica e lontana dalla violenza. Venivano (vengono?) infatti utilizzati per lo più come custodi nei condomini e nelle ville degli europei.<br />
<br />
Auspico davvero di cuore per loro un futuro più generoso di quanto non abbiano dovuto subire per secoli tra colonialismo, lotte tribali, dittatori, giocattoli tra interessi che non erano certo i loro.<br />
<br />
Lo stesso clima pacifico non si poteva dire per i rapporti reciproci tra italiani e francesi…maschi. La fisiologica competizione tra gruppi di giovani maschi era notevolmente aggravata dalla temperie politica: francesi conservatori, al più socialisti alla Léon Blum, e italiani in piena pseudorivoluzione fascista. Erano gli anni della conquista dell’impero, di cui noi italiani di Tunisi conoscevamo solo l’aspetto trionfale. Le cose sono andate un po’meglio, per breve tempo, sotto la presidenza francese del parafascista Daladier. Poi, come è noto, le cose sono precipitate.<br />
<br />
L’antagonismo si mostrava soprattutto nello sport. Nella squadra campione di calcio, l’Espérance. giocava ala destra una vecchia gloria juventina, Cevenini III, e centrattacco era Pietrangeli, padre di Nicola che sarebbe diventato il grande campione di tennis. Già, noi abitavamo nella casa dei Pietrangeli. Ricordo bene (e pure sono passati più di settanta anni) l’elegantissima padrona di casa e il nero, colossale alano, cui non so perché venivano tinte le unghie di rosso.<br />
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Il circolo italiano di scherma era diretto da un allievo del celebre Nedo Nadi, Giacomelli. Per cui era facile per i giovani schermidori italiani trionfare in tutti i tornei, e non solo tunisini: uno di loro è stato campione italiano. E anche io, nel mio piccolo, partecipavo a questi tornei, e ho avuto la soddisfazione di non essere mai arrivato, a 15-16 anni, ultimo: c’era sempre un francese dopo di me. E dopo la gara, uscivamo dal circolo francese con in tasca i portacenere intestati, a mo’ di spregio.<br />
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Non solo nello sport; vincevamo anche nelle competizioni scacchistiche, grazie a delle formidabili fanciulle ebree che giocavano con noi. Mentre in Italia si preparavano le leggi razziali!<br />
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E c’erano le affascinanti incursioni nelle usanze arabe.<br />
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Il bey di Tunisi aveva, legittimamente, nove mogli, tutte più o meno belle E noi squattrinati ci consolavamo pensando ai suoi problemi quando per regalare una pelliccia alla moglie preferita doveva comprarne altre otto. Infatti, pur superando Tunisi i 40° all’ombra d’estate, a quel livello si regalavano preziose pellicce importate da Parigi.<br />
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Giocavamo a scacchi all’aperto, nei patii, mentre le donne arabe ci sorvegliavano dalle muscharabies. Una giovane, deliziosa signora mi ha raccontato la sua terribile esperienza. Amava già il possibile futuro marito, un giovane avvocato, che aveva appunto visto nel patio giocare a scacchi con il padre. Ma lui ha potuto vederla senza velo solo al termine dei tre giorni di cerimonia nuziale. Alla fine dei tre giorni, finalmente soli, lui poteva vederla: se non gli piaceva, poteva rifiutarla, naturalmente rinunciando alla dote, di solito qualche pecora. Ovviamente l’ha accettata con entusiasmo: ed erano felici. Che avessero ragione le loro abitudini?<br />
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Cose da mille e una notte, come i bei caffè del centro, dove in una strana atmosfera ovattata, come sospesa, si sorbiva il caffè alla menta e si assaggiavano i rahat lukum, deliziosi dolcetti al miele. E si potevano ammirare giovani bellissime donne nella danza del ventre: un quadro, allora, più musical-religioso che erotico. Ancora, scusatemi l’ennesima citazione, Debussy: les sons et les parfums voltigent dans l’air du soir… E quanto a suoni e profumi bastava entrare nei suk e nelle bottegucce dove i padroni ti invitavano per bere un caffè. E l’importante non era la vendita, ma la contrattazione.<br />
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Sidi bu Said, la cittadina magica. Ancora case bianche, portoni e persiane azzurre, palme verdi, il mare sullo sfondo, il caffè in cima a una scalinata. E il piccolo cimitero: ho partecipato a un funerale. Il defunto avvolto in teli bianchi, deposto sopra la sua tomba, piedi rivolti alla Mecca: guardava il mare. E gli amici intorno a chiacchierare, anche con lui, e a dividere il pranzo. Tutto molto sereno.<br />
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A Kairuan, la città santa del sud, ho partecipato alla festa per una circoncisione. Nelle scuole coraniche i giovanissimi allievi scrivevano sulle lavagne nere con i gessi bianchi i versetti del Corano che poi avrebbero lavato con un’acqua che sarebbe stata conservata in appositi recipienti. La parola di Allah a Maometto non poteva venire dispersa. Per la circoncisione veniva usata una lametta da barba (temo una Gillette usata). L’operatore era molto esperto. Delle fanciulline intorno ai dieci anni battevano ostinatamente e ritmicamente su dei tamburi, oscillando il capo da destra a sinistra e viceversa, per diecine di minuti e anche per ore, fino a star male. Allora lo speziale-barbiere-chirurgo le salassava con dei tagli verticali sulla fronte, inflitti con la stessa lametta della circoncisione: si riprendevano subito, e mai un’infezione. Nel frattempo, per la strada principale di Kairuan beduini vestiti con burnus e turbanti bianchi, su bellissimi cavallini arabi, ripetevano più volte la loro carica, sparando cartucce vere.<br />
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La Dante Alighieri promuoveva interessanti eventi. Ho conosciuto così molti artisti e letterati italiani importanti del momento, oltre a musicisti come Casella, Poltronieri, Bonucci, la Schwartzkopf, scienziati come Enrico Fermi di passaggio verso l’esilio americano. Ho contribuito, nel mio piccolo, ad eventi importanti, opere poco conosciute come il Maestro di Musica di Pergolesi, esecuzioni delle Laudi del Laudario di Cortona e dei più bei canti popolari italiani, esecuzione solenne nella cattedrale della Nona di Beethoven. Non male per un ragazzino di poco più di dieci anni.<br />
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Liberato dal campo di concentramento, dove ho imparato a giocare al bridge plafond con il confort di un pane e una cipolla in sei, mi hanno trasferito a Tripoli per trovare un passaggio per l’Italia. Sono stato su un autobus che portava in Libia i tonnaroli trapanesi: la pesca era terminata in quei giorni. E’stato un viaggio divertente. L’autista tunisino dava ordini in francese, io li traducevo in italiano per il capo, che a sua volta li traduceva in trapanese stretto. Per chi non lo conoscesse, il trapanese è ancor più incomprensibile del bergamasco delle valli.<br />
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La notte nei dintorni dell’oasi di Gabes, tra le palme. L’arrivo alla frontiera con la Libia, allora italiana. L’ottima accoglienza da parte degli ascari di guardia, che erano della stessa tribù di un ricco mercante libico che era con noi perchè era stato sorpreso dalla guerra in Tunisia: baci sul palmo della mano per lui, per noi un’abbondante razione di pasta al sugo in un catino smaltato con il bordo azzurro. 40° all’ombra, il vento che soffiava forte dal mare, la bandiera italiana che sventolava.<br />
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E così è finita la mia lunga avventura tunisina. Mi rendo conto di avervi tediato ancora una volta con le mie vicende personali, ma sono sicuro che chi mi legge capirà il mio rimpianto per una stagione, l’adolescenza, che, importante per tutti, era impreziosita per me dalla lontananza dal mio paese, dalla situazione in qualche modo privilegiata nella quale mi trovavo, dalla esoticità del contesto. Come ha detto Wolfgang Goethe ( Le Affinita’ Elettive) ‘non si passeggia impunemente tra le palme’.<br />
<br />Silvanohttp://www.blogger.com/profile/06423440988034618382noreply@blogger.com0